Acqua del Gran Sasso: la natura non concede più proroghe


" Si tratta  di un indovinello, avvolto in un mistero all'interno di un enigma", diceva ironicamente Winston Churchill.  E' questa l'immagine che traspare dalla sovraesposizione mediatica di questi giorni dell'Acquedotto del Ruzzo con risvolti di ricorsi al Tribunale delle imprese da parte del sindaco del comune di Teramo sulla legittimità dell'attuale Cda e minacce di querele nella sfera politica da parte della Presidenza dell'Ente. A ben riflettere questa non è che  la punta dell'Iceberg di una vicenda politica che si trascina da oltre vent'anni in provincia di Teramo dietro cui si celano pianificazioni controverse e indebitamenti cospicui, andamenti aziendali sospesi  fra buone pratiche amministrative e condizionamenti di varia natura. Un vaso di Pandora rimasto integro e misterioso fino all'otto maggio 2017 quando un'incontenibile psicosi collettiva lo mandò in mille pezzi. Quel pomeriggio dell'otto maggio del duemiladiciassette resterà impresso nella memoria di tutti come la data dell'esasperazione popolare e del pressapochismo gestionale del bene acqua. Alle cinque della sera, venne annunciato che l'acqua limpida del Gran Sasso d'Italia, bevuta da oltre settecentomila famiglie nei territori montani e rivieraschi era pericolosamente inquinata. A tentare di dare una parziale soluzione all'enigma saranno i risultati dell'inchiesta avviata mesi fa dalla Procura della Repubblica di Teramo che chiama in causa i responsabili  di tale situazione: Acquedotto del Ruzzo, Istituto di Fisica nucleare, Laboratori del Gran Sasso e Strada dei Parchi. Ancora ieri nel corso di una conferenza stampa sullo stato dell'arte  la Procura ha esortato i suddetti enti affinché si adoperino rapidamente con interventi non più rinviabili per far cessare tale pericoloso allarme.
L'auspicio di tutti è che si giunga al più presto alla verità delle cose passate e alla sicurezza dell'acquifero per il futuro. Più che le carte bollate occorre pretendere trasparenza e competenza nell'agire amministrativo. Ma anche la politica deve fare la propria parte con  saggezza e autorevolezza nel governo del bene collettivo. Lo dice Papa Francesco con l'enciclica su clima e futuro del pianeta..." le conseguenze saranno terribili", lo ha ribadito ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella senza giri di parole... "siamo sull'orlo di una crisi di clima". Proprio oggi è nata una nuova generazione che nelle piazze del mondo, dall'Europa all'Australia, prende in carico il futuro verde del pianeta. Meditino i governi, dal locale al globale, sullo sviluppo sostenibile non più procrastinabile. Meditiamo tutti sulla pesante eredità economica e ambientale che trasferiamo ai posteri.




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