Dal culto della tradizione nel lavoro di pasticciere alla guida dell'associazione Teramo Nostra. Quattro chiacchiere con Piero Chiarini fra le teglie colme dei Pani di San B iagio

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di Marcello Maranella

Questa mattina sono arrivato puntuale in via Crucioli per assistere alla tradizionale benedizione dei Pani di San Biagio come vuole la ricorrenza religiosa del 3 febbraio di ogni anno. Non volevo perdermi il rito officiato da Padre Giulio, Guardiano del Santuario di Madonna delle Grazie e, soprattutto, gustare la bontà dei tipici pani profumati di miele che Piero Chiarini e signora offrono con la consueta cortesia per ogni nucleo familiare fino ad esaurimento, a chiunque voglia onorare la tradizione. E così ho fatto anch'io visitando il retrobottega della pasticceria al seguito di Piero, accompagnato dal sapore di un buon caffè caldo addolcito con miele, naturalmente!

Allora Piero vuoi spiegarci come nasce il rito dei pani nella tua pasticceria? 

"E' solo un modo per restare fedeli alle nostre tradizioni sociali e religiose che hanno origini arcaiche ma che rischiano di scomparire senza il coinvolgimento dei giovani". 

Quali sono gli ingredienti che li caratterizzano... se non è un segreto 

"Nessun mistero. Sono semplicissimi, tipo il maritozzo di una volta. Mia nonna ad esempio invece di dolcificarlo con lo zucchero usava impastarlo con il miele a base vegetale. Del resto il miele a quei tempi era un  toccasana per le famiglie. Tutti i contadini a casa avevano due o tre arnie. Quando si usciva per fare la spesa in paese i contadini compravano poche cose: fiammiferi, sale e il carburo, l'essenziale insomma. Si comprava lo zucchero solo se finiva il miele. Una sostanza ancora oggi determinante per la vita dell'uomo come ci insegnano i soci dell'associazione apistica regionale che come Teramo Nostra ospitiamo spesso nella nostra sede in occasione di convegni e analisi sensoriale".

Si nota nelle tue parole un sentimento nostalgico dei bei tempi andati

"Ricordo con piacere gli anni della mia infanzia e l'inizio dell'adolescenza, quando da Forcella ci trasferimmo a Teramo avevo nove anni. In quella piccola frazione di campagna il tempo veniva scandito da queste tradizioni tenute salde dalla chiesa che all'inizio dell'anno si manifestavano in onore di santi come San Martino patrono della città, Sant'Antonio, San Biagio ai quali si indirizzavano festività e atti di fede per il buon raccolto,  per curare malanni, infezioni e via credendo. Come hanno fatto i nostri nonni dobbiamo anche noi proseguire con saggezza e spirito di iniziativa, specie oggi che la società è sempre più disgregata e smarrita. Una comunità che non si ritrova più unita dopo il Covid è preoccupante, si stringe il cuore. Molti teramani sono stati costretti a lasciare la città anche in seguito al terremoto allentando fortemente il senso delle proprie radici. Purtroppo oggi le nostre città sono deserte e chi vi arriva da altre parti del mondo ha necessità di integrarsi, di avere lavoro e servizi. E' necessario prendere atto di tali complesse trasformazioni e operare di conseguenza, senza tuttavia dimenticare la nostra storia, la nostra identità".

In tal senso l'associazione Teramo Nostra che tu presiedi costituisce un solido punto di riferimento culturale?

"Mi sembra di sì stando alle tante iniziative che da decenni sviluppiamo con energia e continuità grazie al contributo di operatori e professionisti eccellenti italiani e stranieri. Sono loro i garanti per la buona riuscita degli eventi che, diciamolo, impegnano tutti i mesi dell'anno. Se ci fosse più sostegno da parte delle istituzioni ne beneficerebbe enormemente l'immagine di Teramo quale Città colta e inclusiva. E' questo sostanzialmente lo scopo primario di Teramo Nostra e del Premio Internazionale di Fotografia Cinematografica "Gianni Di Venanzo".

Potremmo continuare la nostra chiacchierata per ore ma l'affluenza continua dei teramani in fila al bancone della pasticceria reclama la presenza di Piero che io saluto ringraziandolo per la squisita ospitalità, augurandogli buon lavoro per ulteriori meritati riconoscimenti.







 
 

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