Il Panathlon International Club di Teramo rende omaggio all'ex campione abruzzese di ciclismo Luciano Rabottini
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È stato un incontro di notevole suggestione dal punto di vista umano e sportivo quello promosso nell'ambito della cena Conviviale dal Panathlon club di Teramo, svoltosi ieri sera presso l'Hotel Sporting. Alle 20.00 in punto la sala era già gremita e pronta per rendere omaggio all'ex campione italiano di ciclismo Luciano Rabottini, un abruzzese che ha onorato la sua terra d'origine ai più alti livelli agonistici dal 1981 al 1990. Dal canto suo Luciano Rabottini ha ringraziato il Panathlon club di Teramo per l'ottima accoglienza riservatagli rispondendo con garbo ed entusiasmo alle diverse domande e curiosità dei soci presenti. Poi si è lasciato andare in una narrazione avvincente sulla sua esperienza sportiva ricca di aneddoti gustosi come quello di aver trovato per strada una vecchia bicicletta con cui da ragazzo si allenava all'insaputa del padre, da sempre contrario a qualsiasi scusa per non trovarsi un lavoro decente. Ci ha lasciato immaginare i grandi sacrifici sostenuti per dare sfogo alla passione incontenibile per il ciclismo diventata una ragione di vita largamente condivisa in stima e amicizia con i grandi miti delle due ruote, tra i quali Vito Taccone, Francesco Moser, Michele Gismondi, Franco Franchi, nativo quest'ultimo di Poggio Morello in provincia di Teramo. Altrettanto convincente è stata la sua capacità di osservazione e di aggiornamento per una disciplina sportiva tra le più popolari, non solo in Italia, che muta continuamente dal punto di vista organizzativo e scientifico. Gli atleti sono seguiti scrupolosamente: dalle bici costruite con materiali sempre più sofisticati all'alimentazione programmata, al merchandising, al rispetto delle regole del gioco di squadra per conseguire il risultato finale.
"Cose impensabili ai miei tempi quando tutto dipendeva dall'idoneità fisica a praticare il ciclismo, dalla determinazione a non fermarsi di fronte alle difficoltà che sono tante, di meritare fiducia" ha sottolineato Luciano Rabottini rispondendo al quesito posto dal Presidente Franchi sull'essere stato nelle sue prestazioni agonistiche più individualista o più partecipativo con altri colleghi di squadra.
"Quando ho smesso di correre mi sono chiesto, non senza preoccupazione, cosa avrei fatto della mia vita futura. Succede un pò a tutti quelli che praticano sport a certi livelli. Quando arrivi a trentaquattro/ trentacinque anni di fatto non servi più a nessuno. Nessuno ti cerca, specie come nel mio caso che non avevo studiato e non avevo imparato un mestiere, tanta era la passione che non davo ascolto neanche a mio padre il quale non voleva assolutamente che perdessi tempo a correre. Ho pensato di avviare un'attività commerciale rivolta ai CD con un negozio di bici. Da come poi sono andate le cose posso dire che la mia passione l'ho trasformata in lavoro nel settore a me più congeniale".
E poi si è aperta la parentesi televisiva che oggi costituisce un solido punto di riferimento sociale e sportivo. E' diventato un luogo di dibattito e comunicazione conosciuto su tutto il territorio nazionale considetati gli ospiti importanti che vi partecipano e che a loro volta sostengono con ogni mezzo il format. Luciano Rabottini ne è orgoglioso anche se non lo nomina. Ma chi di noi abruzzesi non guarda settimanalmente la rubrica VELO' trasmessa da diversi anni ormai sul canale Tv 6 del digitale terrestre? Un servizio che mette a disposizione gratuitamente a chi ha voglia di entrare a far parte del magico mondo degli appassionati di ciclismo, ma anche importante strumento per scoprire giovani talenti. Applauso finale caloroso da parte del pubblico al campione d'altri tempi che non smette mai di sognare a cui il Presidente Franchi ha donato una bella Fanciulla d'Abruzzo ideata dall'artista Franco Summa e realizzata da Simonetti Ceramica Artistica di Castelli.
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