Il cantiere del Teatro romano di Teramo ad un punto di svolta tra valorizzazione e rinascita culturale. Per il sindaco D'Alberto "E' una emozione impagabile poter condividere il raggiungimento degli obiettivi da tanti e da tempo auspicati"
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di Marcello Maranella
Ho camminato lentamente l'altra mattina fra le rovine del Teatro romano, in piena sintonia con le voci sapienti degli studiosi della soprintendenza locale sull'evoluzione storica e archeologica dell'antico monumento di origine augustea. Non mi era mai accaduto prima d'ora di entrare oltre le recinzioni di quel luogo di grande rilievo identitario sotto il cielo di Interamnia: tanto prezioso quanto bistrattato fino a minarne la bellezza architettonica e la fruizione turistica e culturale. Una sensazione unica, inverosimile, appagante.
Dall'interno gli spazi e gli archi e i sassi diventano giganteschi, tanto da farti sentire una piccolissima entità rispetto al genio creativo di tanta magnificenza imperiale che continuo nei dettagli ad osservare incredulo e affascinato. Ma anche sconcertato nel constatare dal vivo che con lo scavo e la rimozione dei Palazzi Adamoli - Salvoni emerge la totale sovrapposizione delle strutture moderne al possente monumento antico, fino alla quota di circa -4 m dall'attuale piano stradale.
Ciò rende difficoltoso individuare eventuali fasi medievali, o comunque successive all'epoca romana, sentenziano gli esperti incaricati del recupero dai quali apprendiamo altri particolari interessanti. Come ad esempio che tra l'acciottolato moderno, ultimo residuo delle demolizioni avvenute nell'ambito del progetto di risanamento di Santa Maria a Bitetto e il terrapieno della cavea, è stata riportata in luce una struttura in laterizi e malta utilizzata come sepoltura di circa 14 individui, databile a partire dal XVI e XVII secolo, probabilmente legata alla presenza della chiesa di San Bartolomeo.
Continuo ad allargare lo sguardo e immagino gli eventi che si alternerebbero in quel teatro riscoperto dalle fondamenta con la ricomposizione delle quattro gradinate della cavea piene di spettatori che dall'alto si dispongono verso il basso, in prossimità del palcoscenico, in una sorta di continuità fra l'antico e il contemporaneo. E' stato infatti confermato che uno dei rinvenimenti inaspettati è certamente la proedria, un'area prevista solitamente nei teatri greci, ma attestata anche in quelli romani, dove trovavano posto i sedili dei notabili (senatori, magistrati e alte cariche cittadine). Un zona delimitata dal balteus, il muricciolo in pietra di circa un metro di altezza che circondava il fondo dell'orchestra e lo separava dalla cavea.
Chissà cosa penserebbe il conterraneo politico visionario Marco Pannella oggi che il sogno dei teramani diventa realtà grazie anche al suo lungimirante contributo a fianco di Teramo Nostra? Quando incrocio Piero Chiarini in compagnia di Sandro Melarangelo mi annuncia in esclusiva, come se avesse percepito il mio pensiero, che è in embrione da parte dell'Associazione l'idea di realizzare un video che ne ripercorrerà le tappe più significative.
E qual è lo stato d'animo del sindaco D'Alberto di fronte alla speditezza dei lavori e alla qualità degli interventi nel cantiere?
"Non so se è più grande la soddisfazione o l'emozione", risponde cortesemente il primo cittadino e subito aggiunge... "direi l'emozione. Quella emozione di poter condividere con la collettività il raggiungimento di un obiettivo che per decenni era stato posto da tanti e ci siamo riusciti non solo come amministrazione. Ci siamo riusciti come comunità. E' stato veramente uno straordinario percorso con la demolizione dei due palazzi con la liberazione dell'area del teatro e oggi con la riscoperta. Lo dico in modo forse un pò enfatico ma è certo che questa mattina qui, dentro questo spazio, stiamo facendo e stiamo riscoprendo la storia della nostra città. Che è enorme perchè viviamo un momento di grande cambiamento e di trasformazione non solo del teatro romano; pensiamo al cantiere del mercato coperto, a quello del Braga i cui lavori inizieranno nelle prossime settimane".
E' pur sempre il cuore pulsante del centro storico cittadino, strategicamente rilevante.
"Si tratta di uno spazio importantissimo che ovviamente mette a sistema opere e misure straordinarie impensabili fino a qualche anno fa e invece oggi è realtà in movimento. E' chiaro però un dato: come in ogni metamorfosi che rigenera ci sono quelle fasi di passaggio che richiedono resilienza e pazienza, richiedono altresì sopportazione da parte dei residenti che noi cerchiamo di alleviare attraverso tutta una serie di interventi. Però al tempo stesso danno consapevolezza dell'importanza della posta in gioco. Come, del resto, questo luogo sta dimostrando.
Come immagina Teramo non solo dopo la conclusione del teatro romano ma dell'intero processo ricostruttivo della città?
"Ricostruzione giustamente, ma anche PNRR e tutti gli altri finanziamenti che siamo riusciti ad intercettare. Non ho dubbi che sarà molto bella Teramo potendo mostrare al meglio l'ingente patrimonio di cultura e natura che la contraddistingue. L'altro giorno a Roma, in occasione del Festival della Rigenerazione Urbana, abbiamo parlato proprio in questi termini della nostra città ed in particolare del fatto che Teramo sta lavorando su due cantieri che sono entrambi partiti presentandola come la città dei due teatri. Cito solo questi due interventi ma potrei anche aggiungere la seconda fase di recupero del Castello Della Monica, il Mosaico del Leone che stiamo riaprendo in dialogo con la soprintendenza e con la famiglia Savini. Ma restiamo per ora fra questi due esempi che significano rinascita culturale e crescita della comunità perche dimostrano chiaramente che la città è in profondo cambiamento e sta già scrivendo il suo futuro".
Un'ultima notazione sindaco: ascoltandola torna in mente la parola chiave del suo primo programma elettorale racchiusa nel concetto di discontinuità nel suo agire amministrativo rispetto al passato. A circa metà del suo secondo mandato pensa di aver fornito una chiave di lettura più aderente alla realtà del valore della discontinuità?
"E' la sua concretizzazione. E' la sua attuazione. La discontinuità soprattutto dopo anni di stallo, di immobilismo ma anche di difficoltà aggiungo perchè non voglio guardare al passato solo in un'ottica di critica. Mi spiego meglio: la forte discontinuità che questa amministrazione ha dato nel primo mandato e che attualmente sta portando avanti è dimostrata da questi lavori. Senza dimenticare che sono stati fermi lungamente, presentati sempre come ide e propositi a cui non è mai seguita la volontà politica di portarli avanti. Noi abbiamo colto l' occasione di investimenti e di finanziamenti ma soprattutto abbiamo manifestato la volontà politica di farli. Senza la volontà politica ci potevano pure stare cinquanta milioni disponibili ma non avremmo realizzato nulla. Da questo punto di vista lo ribadisco in ogni momento senza titubanze. Lo confermo ora in virtù della mia natura che notoriamente è quella di essere sempre intellettualmente onesto e i fatti ci stanno dando ragione".
Quindi tenacia e determinazione nel proseguire su questa via?
"La città del futuro è scritta, è quella che si sta trasformando nonostante le difficoltà. Come dicevo prima la discontinuità non si concretizza in quattro o cinque anni ma richiede una fase di passaggio difficile che ci deve rendere consapevoli dell'importanza della posta in gioco. Andando, forse, anche al di là delle strumentalizzazioni o delle polemiche che ci stanno, per carità, ma non fanno certo il bene di questa città. Il fatto di aver scelto di inserire nel progetto una campagna di comunicazione e di condivisione con la cittadinanza sull'andamento dei lavori del cantiere del teatro romano significa rendere tutti partecipi dell'importanza dell'azione di rifunzionalizzazione in corso".
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