I tesori nascosti della Laga. In bicicletta alla scoperta delle Cento Fonti

di Marcello Maranella     
 Il caldo incombente intorno alla settimana di ferragosto ci ha messo a dura prova.  
Difficile per l'organismo resistere al caldo africano che non lascia respirare. Bere molta acqua e cercare sollievo anche per conservarsi bene in salute, raccomandano in continuazione gli esperti in tv. Che poi dalle nostre parti significa mettersi subito in cammino in cerca delle acque miracolose della Laga. Occasione unica per immergersi in quel mondo incantato di boschi fitti e frescosi, di verdi valloni e cascate spettacolari: dal Fosso dell'Acero  alle Cento Fonti che caratterizzano i luoghi più  suggestivi nell'esteso comune di Crognaleto.

Da Teramo la via è quella delle Capannelle che a Aprati gira sul ponte a sinistra per salire nella frazione di Cesacastina, a quota 1140. I colori netti e intensi del primo mattino disegnano uno splendido profilo del Gigante roccioso che domina questo vasto reame calcareo al centro dell'Appennino. Più  in là svetta il Monte Gorzano con i suoi 2458 metri. Il sole è già alto quando arrivo nella piazzetta del borgo.
Si racconta che nel secolo settimo dell'era cristiana in queste zone vennero ad abitare le famiglie di Cesare e Cristina dalle quali poi sarebbe venuto il nome di Cesacastina. 
L'acqua e la pietra hanno contrassegnato i passaggi significativi di civiltà passate riscontrabili, del resto,  nei segni di architettura civile e religiosa. La chiesa,  posta all'ingresso del paese dedicata ai santissimi Pietro e Paolo, è costruita con blocchi di pietra arenaria locale. Nonostante i puntellamenti di restauro dopo le incrinature dell'ultimo terremoto si intravede la facciata a coronamento rettilineo sotto il campanile a vela con tre campane. Il portone della chiesa è chiuso per motivi di sicurezza. Se non ricordo male all'interno si poteva ammirare l'altare ligneo del 1699 mentre fra gli arredi resisteva un prezioso calice d'argento dorato con smalti, eseguito intorno al  1426 da Bartolomeo di Teramo.

Anche le case sono costruite in pietra: il tessuto edilizio è prevalentemente ottocentesco e moderno. Gli edifici più antichi risalenti al XVI secolo in località  Colle Morello sono particolarmente ricchi di motti e versetti sacri incisi sugli architravi di porte e finestre, spesso accompagnati dal monogramma dei gesuiti. Come a voler sottolineare l'attiva presenza dell'ordine  in questi luoghi  rigeneranti. Grazie, soprattutto, alle acque copiose e "miracolose" con cui i religiosi curavano, i malati di lebbra e di tigna. Si racconta anche di un convento o, forse, di un ospedaletto impiantato  lungo il percorso che conduce  alle Cento Fonti denominato, appunto, 'il tignoso".  E' tutto quel che emerge dalla memoria orale degli ultimi residenti: una lezione del buon esempio di quei religiosi i quali, riferiscono gli studiosi di storia locale, abbandonarono Cesacastina a causa del disastroso terremoto che nel 1703 sconvolse l'esistenza delle popolazioni dal Gran Saso ai Monti della Laga.
Ma l'acqua è rimasta lì, abbondante, purissima e benefica tanto che una decina di anni fa qualcuno pensò di avviare  a Cesacastina un processo di imbottigliamento industriale con tutte le dovute cautele ambientali. Ma non se ne fece nulla.
"Credo sia giunto il momento di ripensare totalmente la nostra visione dello sviluppo della montagna teramana" mi dice  alzando le braccia sconfortato un amico di vecchia data che se ne sta a pascolare le capre. Ma allora, gli dico, il Gran Sasso Unico, l'alleanza deigli oltre venti comuni del cratere, la ricostruzione, l'Abruzzo dal vivo...tutto inutile? "Io so solo che i giovani se ne vanno perché  la nostra generazione non ha saputo garantire loro nulla per convincerli a restare", incalza ancora l'amico, " si accontentano di un lavoro con modesti compensi sperando che le condizioni di vita migliorino vivendo in città " conclude sarcastico il "pastore saggio"  di Cesacastina. Eppure, azzardo cautamente, qualcosa si muove verso la zona delle cascate con il noleggio delle bici ad opera di un giovane intraprendente venuto da fuori..."Non solo bici ma si ingegna  anche con un discreto ristoro per i turisti e gli sportivi che amano la nostra montagna" è la pronta risposta del mio interlocutore che subito aggiunge.."ci vorrebbe anche un punto di osservazione della vita degli uccelli...come si dice  in inglese bird..., insomma ci siamo capiti. Ci sono anche le aquile reali da queste parti. Torna a trovarci che poi ti accompagno io a fare un giro fantastico lassù, verso la sorgente Pane e cacio". 
Perchè no!! Rispondo salutandolo con simpatia mentre mi avvio impaziente alla ricerca di quelle "benedette" acque!
photo Cleto Di Giustino



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