TERAMO e i suoi fiumi, una Storia Identitaria

La cura del paesaggio intesa come preservazione del bello in natura ma anche come benessere fisico e psicologico per l'essere umano. Sono emozioni che riaffiorano nelle mie escursioni settimanali in questa prematura esplosione di grande bellezza primaverile. Capita quando sono in giro sui Monti della Laga a ritrovar ruscelli e cascatelle dopo le abbondanti nevicate di gennaio, oppure
passeggiando lungo gli argini del Tordino e del Vezzola, stracarichi di acqua per gli stessi motivi climatici in continuo mutamento. In ogni caso lode al paesaggio fluviale che allevia le nostre esistenze a fronte di altri luoghi metropolitani dove il consumo dei suoli non si arresta e deturpa il mondo circostante. Antonio Paolucci, eminente direttore dei musei vaticani, uno dei più esperti nella comprensione dei meccanismi della percezione visiva  documenta che l'edificato in Italia dai templi di Agrigento al foro di Mussolini all'EUR è di gran lunga inferiore al consumo del territorio avvenuto dal dopoguerra ad oggi. Una sproporzione incredibile e al tempo stesso un'azione dissennata in tutto il paese. Giganteschi centri commerciali costruiti alla periferia delle nostre città e fitte distese di pannelli fotovoltaici che affievoliscono, appunto, la percezione visiva del paesaggio e della biodiversità agricola di incalcolabile valore economico ed ambientale. L'altro ieri ricorreva la giornata del paesaggio ma nessuno ha pensato di mettere in risalto la specificità della Città di Teramo racchiusa fra due fiumi ricchi di storia e di meraviglie naturalistiche. La rinascita di Teramo, come spesso amiamo ripetere, si nutre essenzialmente delle cose che l'hanno resa attraente agli occhi di chi descrive, narra e valuta dal punto di vista storico il vissuto dei teramani. Il Tordino, in particolare, racconta di un mondo scomparso fatto di case, aie, gualchiere e mulini ormai diruti che formarono, soprattutto nell'alto medioevo, il paesaggio urbano disegnato dal vescovo Campano. Oggi, però, quel disegno va rinvigorito e adeguato alle diverse fruizioni degli spazi verdi come se fosse una prosecuzione della città sotto l'abitato civico. Non è più possibile fare sport all'aria aperta senza prevedere luoghi di ristoro e di relazioni sociali. La tradizione degli orti resiste ancora ma andrebbe esaltata come arredo urbano produttivo all'interno di percorsi visita e di degustazione di prodotti locali.  Il magnifico vivaio posto alla confluenza del Vezzola con il Tordino, un tempo gestito dall'ex Corpo Forestale ora inattivo, potrebbe risorgere come polo d'eccellenza selvi colturale come richiama la migliore tradizione scientifica teramana. Si pensi  ad esempio alla creazione di un arboreto e un laboratorio didattico legato al nuovo polo scolastico. In nessun punto dei camminamenti previsti nei due fiumi compaiono cartelli o leggii informativi su specie floristiche autoctone ne si fa riferimento al considerevole patrimonio forestale del vicino Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga. In tal senso la società Teramo Ambiente avrebbe una missione manutentiva nobile da compiere, specie dal punto di vista dell'eliminazione delle barriere architettoniche. Anche l'iniziativa privata troverebbe buoni motivi di investimento in attività di gestione di servizi e infrastrutture all'insegna della buona qualità della vita..Senza prescindere, naturalmente, dalla limpidezza delle acque dalle sorgenti del Tordino alla foce di Giulianova.

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