E alla fine Teramo Nostra sbottò contro la Soprintendenza

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Marcello Maranella

Quando è arrivata via mail la convocazione da parte dell'Associazione culturale Teramo Nostra di una conferenza stampa sul Teatro romano non nascondo di aver avuto un attimo di perplessità. Cosa c'è di nuovo da sapere? mi sono chiesto, ripensando all'aggiornamento dei lavori fornito alla stampa a metà dicembre 2024 dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di L'Aquila e Teramo e dall'amministrazione comunale sul buon andamento del cantiere, comunemente ritenuto tra i più attivi e senza interruzioni di sorta. Fu proprio in tale occasione che il Presidente di Teramo Nostra, Piero Chiarini e il Direttore artistico Sandro Melarangelo, mostrarono compiacimento per i risultati conseguiti con la riscoperta della cavea a seguito dell'abbattimento dei Palazzi Adamoli - Salvoni e l'orgoglio per aver contribuito come associazione ad aprire una pagina nuova della storia culturale e archeologica della Città di Teramo puntando sulla rifunzionalizzazione del Teatro romano.


Eppure l'incantesimo si è frantumato questa mattina in via Luigi Paris dinanzi ai pannelli illustrativi collocati intorno alla recinzione del Teatro romano che ripercorrono le fasi travagliate della struttura fino alla sua rinascita in cui però compaiono nomi di professionisti e esperti che, a detta dei rappresentanti di Teramo Nostra, non hanno alcun titolo perchè notoriamente per decenni hanno manifestato, non solo a parole, netta contrarietà al recupero del monumento. Ma allora chi ha deciso di stampare quei famigerati pannelli? Materialmente sarebbero i titolari del cantiere i quali, precisano, hanno eseguito le direttive della Soprintendenza senza peraltro dare merito ai tanti teramani, con in testa Teramo Nostra, che hanno dato l'impulso decisivo affinchè l'attuale amministrazione comunale guidata da Gianguido D'Alberto ponesse fine ai ritardi e alle ambiguità del passato. 

E' di questo stato delle cose che chiedono conto Piero Chiarini e Sandro Melarangelo rivolgendo alla soprintendenza una durissima critica sui contenuti della comunicazione adottata e spesso sbandierata all'insegna della trasparenza e della conoscenza. Nel furor polemico citano le condizioni di abbandono in cui versano l'area archeologica di Madonna delle Grazie e la chiesa di San Giuseppe che, nonostante i fondi disponibili per il suo restauro, nulla è dato sapere sui tempi di inizio e conclusione lavori. 

 

 

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