Quando don Aldino non mi fece fotografare il Polittico di Jacobello del Fiore

  di Marcello Maranella

Se non ricordo male eravamo all'inizio dell'autunno del 2019  quando entrai in cattedrale per realizzare un servizio fotografico sul Polittico di Jacobello del Fiore da inserire in una pubblicazione dedicata alla storia di Teramo. In chiesa non c'era nessuno, tranne don Aldino il quale, vedendomi arrivare in punta di piedi mi chiese un pò sospettoso il perchè del mio insolito peregrinare fra le navate della cattedrale. Per tranquillizzarlo gli spiegai rapidamente il motivo della mia "intrusione" chiedendo, cortesemente, la sua autorizzazione per carpire qualche bella immagine di quel capolavoro d'arte e di fede. "Non se ne parla nemmeno", mi rispose l'integerrimo custode del Duomo mostrando un sorriso garbato ma decisamente liquidatorio  e subito aggiunse: " Tra poco l'opera sarà nelle mani degli esperti per un lungo ed accurato restauro. Ripassa quando sarà degnamente ricollocata al suo posto e potrai fare tutte le foto che vorrai". 

Oggi don Aldino non c'è più e io sono qui, grato e fedele alle sue raccomandazioni, nel giorno della riapertura al pubblico dell'opera del pittore veneziano  grazie al sostegno della Diocesi di Teramo-Atri, dell'Anno Berardiniano, del Ministero della Cultura, della Città di Teramo e della  Fondazione Tercas. Non si può che restare  estasiati di fronte ad una delle opere d'arte più pregevoli della cattedrale di Teramo. Che, è bene ricordare, si sviluppa in sedici tavole  disposte su due file e incorniciato in perfetto stile gotico da una ricca carpenteria lignea dipinta in oro con decorazioni vegetali, profeti ed Evangelisti nei pinnacoli.

L'incoronazione di Maria raffigurata nella tavola centrale è la parte principale del Polittico in cui è apposta la firma del pittore e l'origine della sua committenza. Altro particolare di significativo valore identitario è costituito dalla raffigurazione della città di Teramo in epoca quattrocentesca circondata dai fiumi Vezzola e Tordino, cinta tra mura e torri tra le quali si scopre il Duomo. Si tratta di un'immagine di notevole effetto evocativo divenuta, successivamente, simbolo dell'Università degli Studi di Teramo attraverso la riproduzione, sulle due facce di un cubo, della città antica e moderna.  Esso si ricollega alla "Civitas Aprutiensis" che per secoli ha geograficamente, etnicamente, amministrativamente e culturalmente individuato il territorio teramano.

 LA STORIA  e le alterne vicende del Polittico

 Il Polittico dell'Incoronazione della Vergine fu realizzato da Jacobello del Fiore all'inizio del XV secolo per la Chiesa di Sant'Agostino di Teramo, dove fu collocato sull'altare maggiore. Qui rimase fino al secolo XVII, quando fu rimosso e sostituito con altre opere. Molteplici e travagliate furono le vicende successive dell'opera, che fu oggetto di spostamenti e contese, fino a quando nel 1907 ne fu sancita definitivamente la proprietà all'Arciconfraternita dei Cinturati. 

Ricollocato nella chiesa di Sant'Agostino, fu alloggiato in una nicchia ricavata in una Lutalo dalla cannella maggiore. Il polittico fu sottoposto ad un restauro ad opera di Gualtiero de' Bacci Venuti nel 1913. Nascosto durante la Seconda Guerra Mondiale, venne ricollocato per un breve periodo nella sua sede originaria fino a quando, per ragioni di carattere conservativo e di fruibilità, l'opera venne trasferita nella Cattedrale di Teramo. Fino al 1981 fu esposta nella parete destra del presbiterio; un atto vandalico indusse però ad adottare una collocazione maggiormente protetta nella Cappella di San Berardo.

 






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