Cinghiali: espansione incontrollata non più sostenibile. WWF Abruzzo e Facoltà di Veterinaria dell'Università di Teramo sollecitano misure di contenimento
di Marcello Maranella
Ad illustrare le criticità e le possibili soluzioni di contenimento della specie sono intervenuti i tecnici dei Parchi nazionali dell'Abruzzo Lazio e Molise e di quello regionale del Sirente-Velino mentre per il Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga il Presidente Tommaso Navarra ha fornito interessanti spunti di riflessione. Si è altresì posto l'accento sulle cause che da decenni generano conflitti fra il mondo venatorio e i vari portatori di interessi produttivi e turistici. Da questo punto di vista sono stati sottolineati da più relatori due aspetti conseguenti. Da un lato il pericolo sempre più frequente di colpire da lunga distanza turisti e visitatori in aree protette, dall'altro la forte pressione che le forme di abbattimento (caccia o selecontrollo) esercitano sugli ungulati costringendoli a difendersi e a spostarrsi nei luoghi urbani e marini in cerca di cibo. Immagini ormai consuete nei reportage televisivi.
Molto efficace in apertura dell'incontro l'analisi del Professor Andrea Mazzatenta dell'Università degli Studi di Teramo sul fenomeno cinghiale tra gestione e danno ambientale a cui sono seguiti quello di Filomena Ricci (la gestione del cinghiale: una revwe scientifica) e Marco Galaverni rispettivamente in rappresentanza di Wwf Abruzzo e Wwf Italia, oltre a Barbara Franzetti dell'ISPRA collegata in video per rappresentare dati e e problematiche a livello nazionale. Presente in sala Dante Caserta in veste di Vice presidente nazionale WWF Italia che ha tratto le conclusioni dell'iniziativa mentre in collegamento Emanuele Imprudente, Vicepresidente della Regione Abruzzo ha espresso il punto di vista dell'Ente. Moderatore del dibattito Michele Amorena, docente dell'Università degli studi di Teramo e membro del Comitato scientifico WWF.
Il tutto ben condito di riferimenti normativi, di ricerche scientifiche maturate finora ma anche tanto senso di responsabilità per il lavoro ancora da fare e da condividere fra i soggetti interessati con azioni riequilibratrici della biodiversità animale, vegetale e agricola nelle nostre aree naturali protette.
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