GENTE DI TERAMO Walter il barbiere di via Delfico che legge libri "per tenere libera la mente"

 di Marcello Maranella

Nella centralissima via Delfico, più o meno di fronte all'ingresso dell'omonina Biblioteca Provinciale, resiste all'incalzare delle mode e delle profonde trasformazioni sociali il vecchio salone da barbiere  con un titolare davvero singolare. Che nell'insegna laterale "barbiere" ha impresso una data significativa: 1954. Se non è in sede lo si può rintracciare attraverso il biglietto attaccato sulla vetrina con tanto di nome e di numero di telefono cellulare. Ma è sempre nei paraggi Walter che di cognome fa Di Antonio.
Come il nonno Nicola che a 18 anni suonava il tamburo nella Guardia Nazionale a Teramo. Nel 1867 partì per arruolarsi volontario al seguito delle truppe garibaldine dopo aver combattuto contro gli austriaci a Custoza per l'Italia indipendente. Fu insignito con  Medaglia di bronzo e d'argento, sottolinea  Walter, mostrandomi documenti e foto con comprensibile orgoglio di famiglia.

Altra chicca della barberia è lo scaffale ad angolo di legno scuro, liscio e forte come si diceva una volta, in cui  Walter tiene in ordine la sua libreria e le carte importanti di una vita lunga novant'anni: portati benissimo. Pensate che fino a qualche settimana fa, prima di infortunarsi ad una gamba, è risalito sulla Laga a cercare funghi in compagnia della gentile consorte ottantacinquenne. Quando si sposarono amici e clienti li festeggiarono davanti alla bottega. Nella piccola stanza da lavoro illuminata al neon brillano targhe dorate, coppe piccole e grandi, attestati  dei vari riconoscimenti ricevuti come uno dei teramani " che hanno dato lustro alla nostra città". Devo dire che mi aveva sempre incuriosito la sua immagine assorta mentre leggeva libri. Lo notavo spesso seduto all'ingresso del negozio su una sedia imbottita color rosso amaranto in attesa dell'arrivo dei clienti. Lettore assiduo anche del quotidiano "Il Messaggero". 

Un "piacere", quello della lettura, "che ti aiuta a sognare", dice candidamente Walter. Che si era sviluppato  negli anni dell'adolescenza quando giocava a pallone ai tigli, continuando in tempo di guerra sotto l'occupazione tedesca e i partigiani teramani  andavano su a lu Cipp.... "Adesso ne ho novanta e posso dire che non ho mai smesso di leggere" aggiunge quest'artigiano dai modi garbati che mi accoglie con squisita cortesia appoggiando sul muro la bicicletta con cui si reca al lavoro dalla sua abitazione di Viale Bovio. Inizia così la nostra chiacchierata prima di salire a bordo della macchina del tempo. Un viaggio sul filo della memoria nella Teramo del secondo '900, quando il nostro figaro aprì l'attività in via dell'Arco, nei pressi del negozio di gioielleria Old Shop che si affacciava su Corso San Giorgio. 

Anche adesso che il lavoro è diminuito e via Delfico si è svuotata di negozi e uffici, resi inagibili dal terremoto, gli riprende la nostalgia degli intensi quarantuno anni di lavoro trascorsi in via dell'Arco. Appena può  torna a fumarsi una sigaretta in santa pace standosene appoggiato al solito spigolo del solito muro.  Un luogo particolarmente vivace in quegli anni, rievoca Walter, che si era guadagnato la nomea di angolo della maldicenza. "C'era sempre un gruppetto  di persone pronte a criticare o a ironizzare su tutto ciò che si vedeva passare per Corso San Giorgio. Erano comunque bei tempi" precisa sorridente Walter senza nascondere un certo rimpianto.  "C'era vita e benessere a Teramo con tanti negozi in cui trovavi roba di prima scelta. Dall'abbigliamento agli articoli da regalo, dai dolciumi ai prodotti alimentari buonissimi. Come quelli che preparava la Genepesca o si gustavano nei piatti cucinati nelle varie cantine e trattorie dislocate nelle vie parallele al corso. Qui dietro c'erano tante botteghe artigiane, a via D'Annunzio in particolare: i falegnami Serpentini, i fratelli Cioschi che gestivano diverse tipografie, Giuliano il biciclettaio, fotografi, ceramisti, fiorai. Davanti al salone c'era la nota erboristeria La bottega fiorita...tutto finisce purtroppo!" esclama sospirando Walter. Ma di barbieri quanti ne eravate? "Una trentina o forse trentacinque, poi arrivarono i parrucchieri, gli acconciatori e i centri di bellezza. ....

Che tipo di clientela aveva!? "La maggior parte erano giovani studenti, operai, impiegati non solo del centro cittadino. Venivano anche dalle frazioni come i Tancredi originari di Miano, l'onorevole Antonio, i fratelli Oscar e Pietro, gli ex  sindaci Angelo Sperandio e Gennaro Valeri". Ma oltre a farsi barba e capelli avevate anche un rapporto di amicizia. "Certamente. Con il professore Lucio Cancellieri tarscorrevamo ore a parlare di aneddoti e personaggi caratteristici della città da cui traeva spunti per arricchire la sua vena di poeta e scrittore. Altro cliente che ricordo con piacere era un prete che d'inverno scendeva da Nerito con gli sci. 

Una persona imponente, di bell'aspetto atletico. Anche con lui c'era una certa confidenza. Rimase colpito da una foto di Marilyn Monroe molto attraente che avevo ritagliato da uno di quei calendari omaggio dei "viaggiatori" che vendevano profumi e attrezzi da lavoro.  Lui continuava a rimirarla fino a quando, all'improvviso, esclamò ..."questa chi è Santa Barbara?" 

E così, fermi sulla soglia, siamo rimasti a conversare fino al calar della sera nella quiete di via Delfico. Interrotti, ogni tanto, dal rispettoso saluto che i passanti rivolgono ad uno degli ultimi testimoni di belle storie aprutine. Al custode di quella memoria orale preziosa ma sempre più rara. A un lettore ammirevole che "legge essenzialmente romanzi per passare meglio il tempo che resta....per tenere la mente il più possibile lucida..." conclude seraficamente il maestro Walter Di Antonio!


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