"Ogni cosa è in prestito" è il titolo del nuovo libro del critico letterario e poeta Renato Minore ospite della rubrica di Michele Fina


Ospite del 93esimo incontro della rubrica “Dialoghi, la domenica con un libro” di Michele Fina è stato Renato Minore, critico letterario e poeta. Alcuni componimenti del suo libro “Ogni cosa è in prestito” (La Nave di Teseo) sono stati letti nel corso del dialogo da Ramona Tripodi, autrice e attrice, e da Fina stesso, che confrontandosi con l’autore ha presentato il libro, che ha definito “un’auto - antologia, con prefazione e postfazione di Giulio Ferroni e Simone Gambacorta, una rilettura dei suoi componimenti negli ultimi decenni. Ho visto come messaggio di fondo la demolizione di un io assoluto, isolato, padrone di tutte le cose. Nel rapporto tra parola poetica, verità, fatti, storia c’è sempre uno scambio non scontato e anche doloroso, che in questi versi emerge, come il rapporto tra versi, parole e suggestioni della fisica. I componimenti si confrontano anche con i luoghi, ce ne sono molti abruzzesi, e con altri autori: c’è un dialogo ad esempio con Ennio Flaiano, che vedo ancora inesaurito”.


Per l’autore il suo è “un libro antico che è diventato anche un libro nuovo. Nei giorni più duri della pandemia ho riletto e rivisto le mie poesie, che appartengono a tempi diversi. Le mie poesie vogliono segnare un sentimento che ci accomuna, la necessità di una nuova forma di fratellanza. Sono stato allora inseguito dall’idea che il nostro sapere è fragile e in prestito, e che questa consapevolezza ci spinge a migliorare la nostra vita sapendo quanto è prezioso ciò che è fragile. Perciò ho riscritto le poesie dentro questo sentimento che le accomunava un po’ tutte”.

Secondo Renato Minore “nello scrivere una poesia c’è sempre un significato che si imprime nei versi e da cui può essere estratto: anche il poeta diviene lettore di ciò che scrive. Una volta il poeta Giorgio Caproni mi disse che dalla poesia da fatti autobiografici si scava dentro se stessi, si possono trovare zone dell’io che dentro noi stessi dormivano. La parola in poesia è sempre qualcosa che puoi continuare a inseguire sempre ma senza riuscire a prenderla e propria questa corsa può segnare la necessaria velocità per non perderla di vista. La spinta è in qualche modo minata dalla consapevolezza di non potere andare fino in fondo, è un procedere avanti e indietro. Per questo ogni poesia della mia raccolta allo stesso tempo precede e porta avanti l’altra”.

“Per quanto riguarda i luoghi della raccolta – ha detto l’autore - amo molto l’Abruzzo medievale con i suoi posti e le sue storie. Poi per me i personaggi, tra cui Ennio Flaiano, sono care ombre sotto cui stare anche per misurare il battito della mia voce e darle una cadenza. Flaiano intorno al dolore e alla ferita profonda che ha attraversato la sua vita organizza la sua visione del mondo e delle cose. Sono presenti anche spunti dal Premio Nobel Giorgio Parisi, con cui ebbi una lunga conversazione che è stata in parte pubblicata, che mi ha suggerito similitudini tra il processo di creazione poetica e quello di ricerca scientifica, oltre alla labilità delle regole, a un certo livello, per capire l’universo”. 


 





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