GENTE di TERAMO Andrea Cingoli: architetto e affermato designer con l'infinita passione per la ceramica d'arte castellana


intervista e immagini di Marcello Maranella

 

La prima volta che ho sentito parlare di questo giovane e intraprendente architetto fu a Villa Paris di Roseto degli Abruzzi dove mi ero recato anni fa dopo la riapertura al pubblico. Mi incuriosivano il pregio architettonico della struttura, la sua evoluzione storico sociale, i lavori di restauro eseguiti a regola d'arte dall'impresa teramana Cingoli che evidenziano stili e culture davvero interessanti. Appresi in quella occasione della costituzione della Fondazione che porta appunto il nome di famiglia con il nobile fine di  valorizzare l'arte e i giovani che ne sono valida espressione.

Attraversando i giardini ben curati della villa, gli ampi saloni espositivi con le volte mirabilmente dipinte e la preziosa chiesa affrescata in stile neo bizantino si percepisce l'eccellenza dell'ospitalità e del ristoro raffinato. Mi sembrava dunque evidente che VillaParis diventasse la sede della Fondazione Cingoli: vetrina ideale per organizzare eventi ed appuntamenti orientati alla sensibilizzazione del pubblico in funzione dell'arte contemporanea e della cultura. Me ne sono convinto ancor più in occasione della retrospettiva dedicata a Guido Montauti, dell'attenzione rivolta all'arte musiva con particolare riferimento ai preziosi lavori di Bruno Zenobio, dell'ospitalità riservata al compianto eminente critico d'arte Philippe Daverio. Nei giorni scorsi, proprio in concomitanza del mio reportage sulla realtà castellana, ho sentito nuovamente parlare di Andrea Cingoli attraverso un video di presentazione del suo progetto dal titolo molto indicativo: "Castelli di  ceramica"-Innovazione e comunicazione per il futuro di Castelli
E' nata così l'idea di andare a cercarlo per uno scambio di vedute su un argomento di pregnante attualità che non riguarda solo Castelli, evidentemente. La sua proiezione innovativa nel mercato dell'arte costituisce un importante sensore dello stato di salute dell'intera economia provinciale, perennemente alle prese con la ricostruzione post sisma e post covid. Come si può immaginare l'intervista è avvenuta dal vivo nel suo studio al primo piano, non prima di essere sottoposto a varie misure di sicurezza a scopo precauzionale, come è giusto che sia. Un bell'esempio di efficienza e rigore che ci ha consentito di chiacchierare piacevolmente oltre i tempi stabiliti, in un crescendo di informazioni, suggestioni e sogni di  notevole respiro culturale. 
Finalmente ci incontriamo architetto Cingoli. La prima cosa che mi viene in mente di chiederti è questa: quanto ti senti investito di responsabilità nella conduzione dell'Impresa "Cingoli Nicola e figlio" attiva dal 1933? 

Non esiste alcuna prevaricazione di una personalità sull'altra. Molto più semplicemente c'è un avvicendamento naturale di condivisione. La nostra è una storia del restauro edilizio proseguita nel tempo attraverso le generazioni, con lo stesso entusiasmo, con le stesse competenze, ma con una managerialità cresciuta nei decenni, grazie all'acquisizione e al completamento con successo di commesse rilevanti in Abruzzo e nel territorio nazionale. Sono grato di appartenere ad una famiglia di teramani operosi: da mio nonno Nicola, artigiano e artista, fondatore della società, a mio padre Giuseppe che mi ha tasmesso la passione per questo lavoro iniziato a Teramo, in via Paladini, molti lustri fa. 

Che poi si è ampliato e trasformato anche nella logistica con la sede in cui ci troviamo, nel quartiere Gammarana e, successivamente, a Villa Paris in una coerente diversificazione imprenditoriale e produttiva?

E' stato un processo naturale in aderenza alle vocazioni della nostra azienda. Mi spiego meglio. La Cingoli, occupandosi di consolidamento e restauro edilizio, lavora da sempre con i beni culturali e con l'arte. E con la bellezza degli elementi naturali che girano intorno alla nostra mission.  Noi stessi in famiglia siamo tutti appassionati di arte, da quella contemporanea all'antiquariato con il pallino di  collezionare pezzi dalle forme più strane opportunamente trasformati in elementi di decoro e di uso comune, come puoi vedere sugli scaffali e in ogni angolo dell'edificio. Io sono un grafico a cui piace disegnare che cura particolarmente questi filoni di ricerca". 

 Infatti le pareti di questa stanza raccontano la tua importante esperienza a cominciare dai riconoscimenti e dagli attestati di merito creativo conseguiti in tutto il mondoSono queste le tracce che conducono alla Fondazione Cingoli intesa come finestra sempre aperta alle sollecitazioni dell'arte e della cultura?

Una bella domanda a cui rispondo volentieri dicendo che noi le cose che abbiamo fatto finora sono state condivise con amici che sono soprattutto bravi artisti. Si è pertanto creato un rapporto fiduciario senza alcun interesse recondito. Da parte nostra siamo fieri delle loro capacità riconosciute nel mondo dell'arte. Ciò ha consentito di instaurare un proficuo rapporto di collaborazione in senso biunivoco. Essenzialmente indirizzato nella sperimentazione di nuovi linguaggi e nell'uso di nuovi materiali. Non abbiamo fatto altro che stimolarli in modo tale che essi potessero esprimersi al meglio della loro vena artistica. 

Avverto una certa voglia di mecenatismo....

L'arte continua se c'è chi continua a farla. E noi riponiamo fiducia in chi sa degnamente rappresentarla. Solo così ha senso parlare di mecenatismo per praticarlo con lo spirito giusto. Dal nostro osservatorio possiamo dire che c'è una leva di artisti molto promettente, come dimostrano le edizioni del premio internazionale di Giovani artisti e mosaico (G.A.E.M.) a cura del Museo d'Arte della città di Ravenna con cui collaboriamo. Aggiungo poi, ma solo a titolo esemplificativo, l'iniziativa della Fondazione presentata a Villa Paris con cadenza annuale dal titolo Art in Act. Si tratta di un festival dedicato ai giovani e all'arte contemporanea (sorpattutto quella applicata come lo sono la ceramica e il mosaico) al fine di avviare la ricerca di una nuova identità artistica e territoriale, che conduca ad una riscoperta dei valori etici e di virtuosismi tecnici ispirati a grandi maestri. Mi piace ricordare l'edizione 2019 di Art in Act incentrata sulla ceramica castellana, supportata dalla raccolta di opere di Serafino Mattucci, collezione Fondazione Tercas, del "Revival" delle opere di Marco Appicciafuoco dal 1988 al 2018, di Nino Di Simone della Collezione Cingoli e, sempre della Collezione Cingoli, le opere di Giancarlo Sciannella". In quell'edizione abbiamo inaugurato il Concorso GxC (Giovani per la Ceramica) per la valorizzazione dei giovani "artisti per la terra", depositari di cultura e tradizioni ancestrali ma alle prese con la contemporaneità complessa, spesso incapace di recepire il loro virtuoso messaggio. A mio modesto avviso Castelli rappresenta un faro indiscusso per l'intera immagine dell'Abruzzo che deve ancora stupirci.

Dunque pensi che spetti prima di tutto ai teramani e agli abruzzesi raccogliere la sfida del suo sviluppo artistico e commerciale? 

Castelli è la pietra filosofale...trasforma tutto quello che tocca in oro. La sua tradizione secolare, la magia del luogo, la sapienza artigiana, il collezionismo di pezzi unici ne sono eloquente testimonianza e forza propulsiva al tempo stesso. Non ti nascondo che da piccolo andavo a Castelli perchè mi piaceva dipingere i piatti durante la rassegna dell'agosto castellano. Come si può immaginare da grande non ho avuto successo in quel campo: in compenso, però, ho conosciuto persone e maestri di grande umanità e amore per l'arte. Giancarlo Sciannella era tra questi. Un gigante di sensibilità artistica che ricordo con immenso affetto. Una persona tanto elevata quanto umile, così dolce e così indipendente che non riusciva a spiegarsi perchè Castelli non fosse in grado di decollare. 

Seguendo il tuo ragionamento la domanda sorge spontanea: la tua idea di Castelli di ceramica può contribuire ad invertire la tendenza?

Non tenterei nemmeno un passo se non fossi convinto di imboccare la strada giusta per una degna collocazione commerciale del prodotto Castelli. Osservando bene quel vaso immaginiamo che sia un castello e come tale si monta e si smonta. Il castello ha delle virtù che sono di resistenza, di solidità ma, contemporaneamente, si scompone come pezzi uno sull'altro o uno a fianco dell'altro, in senso verticale o orizzontale. E allora fermiamoci sui prototipi che ci riguardano: si può avere l'alzatina, due alzate o una serie di oggeti da montare in modi diversi a seconda degli usi. Diciamo che è un cantiere aperto, un distretto produttivo che apre nuovi orizzonti alla sperimentazione e alla formazione con una rilettura continua della tradizione. 

Qualche esempio concreto? 

Un prodotto come quello di cui parliamo racconta il momento del pranzo o della colazione che acquista valore se lo agganci ad una ricetta o alla materia prima (pasta, frutta ecc.) per fare co-marketing. Con gli abbinamenti giusti il prodotto diventa un moltiplicatore infinito grazie, soprattutto, agli strumenti digitali oggi a disposizione. 

Molto chiaro. A giudicare dall'accoglienza positiva riservata dagli artigiani castellani al tuo progetto "Castelli di ceramica",  non resta altro che attendere i migliori risultati. Complimenti e buon lavoro architetto!

Grazie. 



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Andrea Cingoli __ Bio

Si laurea con lode in Architettura all'Università Gabriele D'Annunzio di Pescara nel 2006. 

Dal 2000 è direttore tecnico della Cingoli Consolidamento e Restauro. 

Nel 2007 è co-fondatore di Zo_Loft Architetture &Design. Negli ultuimi cinque anni, autonomamente e con Zo_Loft, si classifica ripetutamente ai primi posti in concorsi e premi di Architettura e Design in Italia e all'estero, come l'iF Design Award, il Red Dot Award Design Concept, l'Ida Award, il MACEF Design Award, il German Design Award, L'EPDA e altri. 

Nel 2010 enrta nell'Annual Young Blood come talento italiano premiato nel mondo. 

Nel 2014 fonda CONCEPTICON studio Andrea Cingoli (www.concepticodesign.com), uno studio di concept design fortemente orientato verso la creatività della progettazione, la funzionalità del prodotto e l'innovazione delle funzioni. 

Si confronta quotidianamente con la curiosità della professione e il pragmatismo del lavoro d'impresa. 

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