La valigia dei sogni di Alberto Melarangelo


di Marcello Maranella



Arrivo in Via Carducci più o meno puntuale all’appuntamento con il Presidente del Consiglio Comunale di Teramo, Alberto Melarangelo. La porta della sua stanza al primo piano dell’ex sede  della Banca d’Italia è aperta come segno di ampia disponibilità al dialogo. . ..” Altrimenti”, mi precisa subito il Presidente, “si finisce con l’estraniarsi dal respiro della città nelle sue diverse problematiche e, mai come ora, abbiamo tutti bisogno di conoscere la realtà da vicino, approfondire la complessità dei bisogni e saper tradurre la politica del cambiamento”. Fuor di metafora, Alberto Melarangelo dimostra così di avere il senso del ruolo istituzionale che gli è stato affidato con volontà quasi unanime dalla maggioranza. Non si limiterà, dice senza infingimenti,  a  regolare le sedute consiliari come se assistesse in silenzio ad una partita a tennis seguendo con la testa il ritmo della pallina che rimbalza fra maggioranza e opposizione. Non si spiegherebbe altrimenti data la sua lunga esperienza di consigliere comunale e di dirigente del Partito democratico teramano ancor prima della nascita del PD. E, soprattutto, intende offrire il suo modesto contributo per unire le varie anime che hanno consentito di costruire a Teramo l’alternativa  all’immobilismo delle passate amministrazioni. “Una vittoria importante. Un esempio in totale controtendenza al vento populista. Un modello che ha incuriosito tutta l’Italia“ , dice Melarangelo,  visibilmente contento.

A poco più di tre mesi dall’insediamento della vostra compagine amministrativa qual è il suo rapporto con il  sindaco?
Buono. Molto Buono. L’uscita di Gianguido D’Alberto dal PD ha consentito di raccogliere un arcipelago diffuso di istanze radicali provenienti dall’associazionismo economico e sociale, dagli operatori della cultura e dell’ambientalismo, da strati sociali in sofferenza per il lavoro, la casa, la ricostruzione; ancora più complicata quest’ultima, per gli effetti restrittivi del commissariamento. Le pronte risposte del sindaco su Ospedale Unico, Teatro romano, Acquedotto del Ruzzo e variazione di bilancio per il ripristino della disabilità sono eloquente testimonianza della linea strategica che si intende perseguire. 

Quando sottolinea mai come ora pensa alle difficoltà del Partito democratico di cui in questo momento lei è autorevole espressione istituzionale?
Anche se con rincrescimento non ho alcuna difficoltà ad affermare che il PD attraversi una forte crisi di rappresentanza politica a tutto vantaggio di chi oggi governa l’Italia inneggiando al sovranismo e al populismo. Si rischia di non essere più riconosciuti nell’azione politica dai lavoratori e dai loro organismi di rappresentanza sociale e sindacale. Nella nostra dimensione locale Gianguido ha messo in evidenza le difficoltà e le contraddizioni del gruppo dirigente. A quel punto Manola Di Pasquale, Sandro Mariani, Renzo Di Sabatino, il sottoscritto e altri compagni di ventura abbiamo capito che il simbolo del PD doveva essere portato in quella miscela montante di richieste civiche.

Quindi il Presidente del Consiglio costituisce l’anello di congiunzione per tenere saldi i legami politici e gli umori personali dentro un progetto trasparente e coraggioso?
Sicuramente. Almeno questo è l’intento. Consapevole tuttavia che le difficoltà non mancano.

A proposito di difficoltà: Maurizio Verna e Flavio Bartolini non hanno gradito la sua nomina. Perdurano ancora le incomprensioni?
Cosa vuole che dica. La politica è fatta di scelte e opportunità. Di vittorie gioiose e sconfitte amare. Noi tre non eravamo nei pensieri del sindaco. A differenza degli altri due la mia è stata una proposta avanzata e voluta dalla maggioranza, non solo dal PD. Probabilmente convince la mia indole di parlare e collaborare con tutti. Probabilmente tutti e tre abbiamo letture diverse di questa amministrazione.

Una previsione sul futuro dell’era D’Alberto alla guida del comune di Teramo.
Non sono bravo a fare profezie. Auspico che Presidente del Consiglio e Sindaco lavorino senza risparmio di tempo e di energia. Soprattutto Il Sindaco del capoluogo che è molto preparato sul piano amministrativo. Dal mio punto di vista lo vedrei bene come coordinatore di politiche di area vasta sul territorio provinciale, in stretta correlazione con le dinamiche politiche di Roma e di Bruxelles. Lui ha capacità e competenze per essere classe dirigente in rapporto costruttivo con gli altri poteri che determinano gli indirizzi economici, finanziari, scientifici e culturali nella nostra città. Mi riferisco ovviamente al legame stretto e operativo con l’Università, l’IZS, la Fondazione Tercas, il Braga e l’associazionismo diffuso.

Interessante configurazione, Presidente. Ma se restasse tutto dentro la valigia dei sogni?  
Sarebbe un incomprensibile ripiegamento nella quotidianità amministrativa funestata, tra l’altro, da un’eredità pesante e da una burocrazia paralizzante. Tempo sei mesi per rifare le valigie, appunto.

Siamo al post renzismo, Presidente Melarangelo. Cosa succederà al Congresso Nazionale annunciato per febbraio prossimo?
Non è semplice rispondere. Siamo anche nell’era post industriale in piena espansione del mondo digitalizzato. Morsi da un debito pubblico sempre in crescita a fronte di una ripresa economica evanescente. Riaffermare  i principi della socialdemocrazia europea sarebbe impresa difficilissima anche per uno studioso del nostro tempo con lo sguardo lungo di Carlo Marx ,ma non si può restare inermi senza sperimentare nuove vie. Per rispondere alla sua domanda sul congresso: è evidente che in tale situazione il Partito democratico non può ancora puntare sul leaderismo a scapito dei gruppi dirigenti. Dovremmo essere tutti garanti di un progetto politico comprensibile e condivisibile. Da Veltroni a Renzi abbiamo visto come sono andate a finire le cose.

Veniamo allora alle cose di casa nostra. Sempre ad anno nuovo si tornerà a votare per il rinnovo del Consiglio regionale , le chiedo: quanto può influire l’evoluzione della vicenda teramana per il rafforzamento dell’alleanza di centro sinistra in Abruzzo? Come saranno formate le liste per la candidatura del Presidente della Regione?
Dico subito che una battaglia elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale va affrontata a viso aperto, all’interno di una coalizione formata da liste civiche come si viene preannunciando con un programma il più possibile unitario, senza però sminuire la presenza e il peso del Partito Democratico. Bene ha fatto il segretario regionale, Renzo Di Sabatino, a rintuzzare le polemiche dei 5 stelle e a frenare talune tentazioni interne al PD. In tal senso mi sembra che l’esperienza derivante dalla vittoria del centrosinistra a Teramo ci porti a rileggere criticamente il ricorso alle primarie per la scelta dei candidati più rappresentativi. Non esagero nel dire che spesso durante la nostra campagna elettorale sembrava che prendesse il sopravvento una sorta di populismo di sinistra. Come dire, il capo innanzitutto su cui modulare pedissequamente idee progettuali e gruppi dirigenti. In questo modo si mortificano preziose energie giovanili e il lavoro di una nuova leva di bravi sindaci e assessori che devono essere messi in condizione di fare esperienze e formarsi come autorevole futura classe dirigente.

In conclusione, Presidente Melarangelo, la strada è tutta in salita?
E’ vero e non ci sono scorciatoie, al momento. E’ necessario un aggiornamento a tutto campo dei principi ispiratori della sinistra socialdemocratica. Disegnare un profilo identitario e organizzativo aderente alle nuove esigenze imposte dalla società moderna. Esprimersi con semplicità, sinteticità e destrezza senza nascondersi al mondo dell’intelligenza artificiale, dei social media o della Piattaforma Rousseau che dir si voglia. Il mondo è in continua evoluzione e la nostra politica ne deve cogliere l’essenza riformatrice e regolarne gli effetti di giustizia economica e sociale. Si possono anche perdere appuntamenti elettorali se si ha l’ambizione e soprattutto la passione per vincere successivamente la guerra del rinnovamento! In tal senso Renzo Di Sabatino ha un’ottima chance da giocare come teramano neo segretario regionale del PD e come presidente uscente di una Provincia che si è distinta per una mole significativa di buone pratiche amministrative.

Intervista  pubblicata anche sulle pagine del quotidiano "La Città" di domenica 7 ottobre 2018.

 Chi è Alberto Nelarangelo

Nato a Teramo nel 1972 si laurea in Lettere presso l’Università di Roma La Sapienza e successivamente ottiene il perfezionamento alla Scuola di Specializzazione di Storia dell’Arte dell’Università di Siena. Docente a contratto dal 2003 al 2013 di Storia dell’Arte Medievale e Moderna, Storia dell’Architettura e Patrimonio e Beni Culturali del Territorio presso il Corso di Laurea Triennale in Scienze del Turismo culturale dell’Università di Teramo. Professore di ruolo di Storia dell’Arte nella scuola superiore di II grado. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni in materia artistica e culturale.

Attività istituzionale
Eletto Consigliere al Comune di Teramo(2004/2008) (2009/2014) (2014/2017) e, rieletto nel giugno 2018, diviene Presidente del Consiglio Comunale.

Collaboratore Parlamentare XIV e XVII Legislatura.

VicePresidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Azienda per il Diritto allo Studio Universitario (ADSU) di Teramo (2006/2009).

Presidente della Commissione Tecnica di Valutazione del bando “Città Universitarie-Progetto       
Servizi agli studenti nei Comuni sedi di Università”, Anci e Ministero della Gioventù, Roma giugno 2008.
Componente Assemblea Nazionale Consulta Giovani Amministratori-Anci Giovane   (2007/2009).
Nominato dal Ministro dell’Istruzione Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Gaetano Braga” di Teramo (2009/2012).


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