La valigia dei sogni di Alberto Melarangelo
Arrivo in Via Carducci più o meno puntuale all’appuntamento
con il Presidente del Consiglio Comunale di Teramo, Alberto Melarangelo. La
porta della sua stanza al primo piano dell’ex sede della Banca d’Italia è aperta come segno di
ampia disponibilità al dialogo. . ..” Altrimenti”, mi precisa subito il
Presidente, “si finisce con l’estraniarsi dal respiro della città nelle sue
diverse problematiche e, mai come ora, abbiamo tutti bisogno di conoscere la
realtà da vicino, approfondire la complessità dei bisogni e saper tradurre la
politica del cambiamento”. Fuor di metafora, Alberto Melarangelo dimostra così di
avere il senso del ruolo istituzionale che gli è stato affidato con volontà
quasi unanime dalla maggioranza. Non si limiterà, dice senza infingimenti, a
regolare le sedute consiliari come se assistesse in silenzio ad una
partita a tennis seguendo con la testa il ritmo della pallina che rimbalza fra
maggioranza e opposizione. Non si spiegherebbe altrimenti data la sua lunga
esperienza di consigliere comunale e di dirigente del Partito democratico
teramano ancor prima della nascita del PD. E, soprattutto, intende offrire il
suo modesto contributo per unire le varie anime che hanno consentito di
costruire a Teramo l’alternativa all’immobilismo
delle passate amministrazioni. “Una vittoria importante. Un esempio in totale
controtendenza al vento populista. Un modello che ha incuriosito tutta l’Italia“
, dice Melarangelo, visibilmente
contento.
A poco più di tre mesi dall’insediamento della vostra compagine amministrativa qual è il suo rapporto con il sindaco?
Buono. Molto Buono. L’uscita di Gianguido D’Alberto dal PD
ha consentito di raccogliere un arcipelago diffuso di istanze radicali
provenienti dall’associazionismo economico e sociale, dagli operatori della
cultura e dell’ambientalismo, da strati sociali in sofferenza per il lavoro, la
casa, la ricostruzione; ancora più complicata quest’ultima, per gli effetti
restrittivi del commissariamento. Le pronte risposte del sindaco su Ospedale
Unico, Teatro romano, Acquedotto del Ruzzo e variazione di bilancio per il
ripristino della disabilità sono eloquente testimonianza della linea strategica
che si intende perseguire.
Quando sottolinea mai come ora pensa alle difficoltà del Partito democratico di cui in questo momento lei è autorevole espressione istituzionale?
Anche se con rincrescimento non ho alcuna difficoltà ad
affermare che il PD attraversi una forte crisi di rappresentanza politica a
tutto vantaggio di chi oggi governa l’Italia inneggiando al sovranismo e al
populismo. Si rischia di non essere più riconosciuti nell’azione politica dai
lavoratori e dai loro organismi di rappresentanza sociale e sindacale. Nella
nostra dimensione locale Gianguido ha messo in evidenza le difficoltà e le
contraddizioni del gruppo dirigente. A quel punto Manola Di Pasquale, Sandro
Mariani, Renzo Di Sabatino, il sottoscritto e altri compagni di ventura abbiamo
capito che il simbolo del PD doveva essere portato in quella miscela montante
di richieste civiche.
Quindi il Presidente del Consiglio costituisce l’anello di congiunzione per tenere saldi i legami politici e gli umori personali dentro un progetto trasparente e coraggioso?
Sicuramente. Almeno questo è l’intento. Consapevole tuttavia
che le difficoltà non mancano.
A proposito di difficoltà: Maurizio Verna e Flavio Bartolini non hanno gradito la sua nomina. Perdurano ancora le incomprensioni?
Cosa vuole che dica. La politica è fatta di scelte e
opportunità. Di vittorie gioiose e sconfitte amare. Noi tre non eravamo nei
pensieri del sindaco. A differenza degli altri due la mia è stata una proposta
avanzata e voluta dalla maggioranza, non solo dal PD. Probabilmente convince la
mia indole di parlare e collaborare con tutti. Probabilmente tutti e tre
abbiamo letture diverse di questa amministrazione.
Una previsione sul futuro dell’era D’Alberto alla guida del comune di Teramo.
Non sono bravo a fare profezie. Auspico che Presidente del
Consiglio e Sindaco lavorino senza risparmio di tempo e di energia. Soprattutto
Il Sindaco del capoluogo che è molto preparato sul piano amministrativo. Dal
mio punto di vista lo vedrei bene come coordinatore di politiche di area vasta sul
territorio provinciale, in stretta correlazione con le dinamiche politiche di Roma
e di Bruxelles. Lui ha capacità e competenze per essere classe dirigente in
rapporto costruttivo con gli altri poteri che determinano gli indirizzi economici,
finanziari, scientifici e culturali nella nostra città. Mi riferisco ovviamente
al legame stretto e operativo con l’Università, l’IZS, la Fondazione Tercas, il
Braga e l’associazionismo diffuso.
Interessante configurazione, Presidente. Ma se restasse tutto dentro la valigia dei sogni?
Sarebbe un incomprensibile ripiegamento nella quotidianità
amministrativa funestata, tra l’altro, da un’eredità pesante e da una
burocrazia paralizzante. Tempo sei mesi per rifare le valigie, appunto.
Siamo al post renzismo, Presidente Melarangelo. Cosa succederà al Congresso Nazionale annunciato per febbraio prossimo?
Non è semplice rispondere. Siamo anche nell’era post
industriale in piena espansione del mondo digitalizzato. Morsi da un debito
pubblico sempre in crescita a fronte di una ripresa economica evanescente. Riaffermare i principi della socialdemocrazia europea
sarebbe impresa difficilissima anche per uno studioso del nostro tempo con lo
sguardo lungo di Carlo Marx ,ma non si può restare inermi senza sperimentare
nuove vie. Per rispondere alla sua domanda sul congresso: è evidente che in
tale situazione il Partito democratico non può ancora puntare sul leaderismo a
scapito dei gruppi dirigenti. Dovremmo essere tutti garanti di un progetto
politico comprensibile e condivisibile. Da Veltroni a Renzi abbiamo visto come
sono andate a finire le cose.
Veniamo allora alle cose di casa nostra. Sempre ad anno nuovo si tornerà a votare per il rinnovo del Consiglio regionale , le chiedo: quanto può influire l’evoluzione della vicenda teramana per il rafforzamento dell’alleanza di centro sinistra in Abruzzo? Come saranno formate le liste per la candidatura del Presidente della Regione?
Dico subito che una battaglia elettorale per il rinnovo del
Consiglio Regionale va affrontata a viso aperto, all’interno di una coalizione
formata da liste civiche come si viene preannunciando con un programma il più
possibile unitario, senza però sminuire la presenza e il peso del Partito
Democratico. Bene ha fatto il segretario regionale, Renzo Di Sabatino, a
rintuzzare le polemiche dei 5 stelle e a frenare talune tentazioni interne al
PD. In tal senso mi sembra che l’esperienza derivante dalla vittoria del centrosinistra
a Teramo ci porti a rileggere criticamente il ricorso alle primarie per la
scelta dei candidati più rappresentativi. Non esagero nel dire che spesso durante
la nostra campagna elettorale sembrava che prendesse il sopravvento una sorta
di populismo di sinistra. Come dire, il capo innanzitutto su cui modulare
pedissequamente idee progettuali e gruppi dirigenti. In questo modo si
mortificano preziose energie giovanili e il lavoro di una nuova leva di bravi
sindaci e assessori che devono essere messi in condizione di fare esperienze e
formarsi come autorevole futura classe dirigente.
In conclusione, Presidente Melarangelo, la strada è tutta in salita?
E’ vero e non ci sono scorciatoie, al momento. E’ necessario
un aggiornamento a tutto campo dei principi ispiratori della sinistra
socialdemocratica. Disegnare un profilo identitario e organizzativo aderente
alle nuove esigenze imposte dalla società moderna. Esprimersi con semplicità,
sinteticità e destrezza senza nascondersi al mondo dell’intelligenza
artificiale, dei social media o della Piattaforma Rousseau che dir si voglia. Il
mondo è in continua evoluzione e la nostra politica ne deve cogliere l’essenza
riformatrice e regolarne gli effetti di giustizia economica e sociale. Si possono
anche perdere appuntamenti elettorali se si ha l’ambizione e soprattutto la
passione per vincere successivamente la guerra del rinnovamento! In tal senso
Renzo Di Sabatino ha un’ottima chance
da giocare come teramano neo segretario regionale del PD e come presidente
uscente di una Provincia che si è distinta per una mole significativa di buone
pratiche amministrative.
Intervista pubblicata anche sulle pagine del quotidiano "La Città" di domenica 7 ottobre 2018.
Chi è Alberto Nelarangelo
Nato a Teramo nel 1972 si laurea in Lettere presso l’Università di Roma La Sapienza e successivamente ottiene il perfezionamento alla Scuola di Specializzazione di Storia dell’Arte dell’Università di Siena. Docente a contratto dal 2003 al 2013 di Storia dell’Arte Medievale e Moderna, Storia dell’Architettura e Patrimonio e Beni Culturali del Territorio presso il Corso di Laurea Triennale in Scienze del Turismo culturale dell’Università di Teramo. Professore di ruolo di Storia dell’Arte nella scuola superiore di II grado. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni in materia artistica e culturale.
Attività istituzionale
Eletto Consigliere al Comune di Teramo(2004/2008) (2009/2014) (2014/2017) e, rieletto nel giugno 2018, diviene
Presidente del Consiglio Comunale.
Collaboratore Parlamentare XIV e XVII Legislatura.
VicePresidente del Consiglio d’Amministrazione
dell’Azienda per il Diritto allo Studio Universitario (ADSU) di Teramo
(2006/2009).
Presidente della Commissione Tecnica di
Valutazione del bando “Città Universitarie-Progetto
Servizi agli studenti nei Comuni sedi di
Università”, Anci e Ministero della Gioventù, Roma giugno 2008.
Componente Assemblea Nazionale Consulta Giovani
Amministratori-Anci Giovane (2007/2009).
Nominato dal Ministro dell’Istruzione Presidente
del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Superiore di Studi Musicali
“Gaetano Braga” di Teramo (2009/2012).
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