IL TERZO PAESAGGIO INTERPRETATO DA PINO MONACO IN UNA LENTA DECLINAZIONE DEL TEMPO E DELLO SPAZIO
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di Marcello Maranella
Una sottile linea di confine fra dipinto e foto naturalistica quella che in questi giorni ci propone Pino Monaco con le immagini dedicate al TERZO PAESAGGIO. E' questa la prima impressione che si percepisce visitando la mostra allestita nelle sale dell'Arca a Teramo, dopo averne colto l'essenza ecologica in sintonia con l'estro creativo che la descrive. "Quell'artista ha lo sguardo lungo e noi non sapremo mai cosa vede oltre le sterpaglie e i rovi" è stato il commento di un mio amico fotografo che ne rileva la competenza tecnica e la forza espressiva. Lo cito perchè mi fa tornare in mente la sensazione che ebbi quando, senza nemmeno conoscerlo, bussai alla porta di casa di Pino Monaco a Teramo carico di curiosità e ammirazione. Ne ricavai un' intervista esclusiva che pubblicai soddisfatto sulla rivista Vario intitolata On the Road again.
Mi aveva incuriosito la sua idea di porsi Sulla strada e di esporla in una sorta di galleria aperta lungo lo stradone attraverso trentatrè opere firmate da diciotto artisti dentro un insolito scenario, tra fioriti spartitraffico e la grande muraglia di cemento seminascosta da gigantografie pubblicitarie. Era l'inizio dell'estate 2005.
A distanza di vent'anni da quell'interessante esperimento denominato Massive art, l'artista sembra riprendere il cammino ambientale in una luminosa combinazione di cromie e biodiversità per indurci a riflettere sui "luoghi abbandonati dall'uomo" per certi versi non antropizzati e di suggestiva bellezza, mutuando il linguaggio di uno dei più noti paesaggisti europei come Gilles Clèment, autore del Manifesto del Terzo Paesaggio, di cui si intravede la copertina del volumetto fra le copie del catalogo della mostra, ordinatamente disposti in una teca.
In tal senso Pino Monaco è raffinato interprete di una realtà che va oltre il racconto visivo trasformando la fotografia in fine art fitta di emozioni e magiche visioni . Consapevole dell'immenso valore del capitale naturale che ci circonda. Tanto prezioso quanto fragile che non si può e non si deve ignorare nel complesso rapporto uomo natura. Come efficacemente argomenta nella presentazione la curatrice della mostra Manuela Valleriani.
Avrei voluto interloquire con l'autore ma non ci siamo incrociati. Anche il filmato che accompagna l'esposizione è di buona fattura: solo che il sonoro era momentaneamente assente. Pazienza. Tornerò di nuovo all'Arca prima che la mostra chiuda i battenti prevista per il 7 giugno prossimo. Visitatela anche voi lettori. Ne vale proprio la pena!
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