Sull'ultimo numero di ROBINSON una pagina dedicata al John Fante Festival "Il dio di mio padre" di Torricella Peligna con l'intervento del giornalista e scrittore argentino Oscar Alfredo Ramòn Giardinelli

 

 AltreNote

di Marcello Maranella

Tra qualche giorno si apre a Torricella Peligna la diciannovesima edizione del John Fante Festival "Il dio di mio padre" in omaggio alla memoria dello scrittore americano il cui padre era originario del piccolo paese d'Abruzzo. Tema della rassegna  di quest' anno è appunto Radici e ritorni in cui, dal 22 al 25 agosto, si alterneranno scrittori, artisti, musicisti e giornalisti di chiara fama. Fra questi lo scrittore argentino di origine abruzzese Oscar Alfredo Ramòn Giardinelli che firma  un  interessante articolo sull'inserto domenicale de La Repubblica ROBINSON dal titolo "Io e Fante abruzzesi d'America". Si tratta di un contributo elevato di sentimenti e di profonda vicinanza verso gli immigrati italiani all'interno di una narrazione fluida e coinvolgente. "Nasi duri, arricciati, con rughe che intrappolano i solchi delle labbra con quegli sguardi penetranti e rigorosi che hanno riempito la mia infanzia. Come lo erano la gioia e l'ottimismo degli italiani della terra dove sono nato e dove vivo: il Chaco, nel nord - est dell'Argentina, vicino al confine con la Repubblica del Paraguay". Continuo a leggere di cose dell'altro mondo. Quando il nonno abruzzese originario di Filetto in territorio chietino, fu tra i fondatori del Partito socialista argentino mentre nel Chaco arrivavano italiani da tutte le regioni ..."dalle nevi bianche ai tropici quasi senza transizione". Ne cantava con struggente pathos il cantautore genovese Ivano Fossati nel suo incomparabile, meraviglioso Discanto..." Abbiamo l'aria di italiani d'Argentina / Ormai certa come il tempo che farà / E abbiamo piste infinite Negli aeroporti d'Argentina / Laciami la mano che si va /Ahi, quanto mar  quanto mar per l'Argentina". Tra il 1871 e il 1900 andarono in Argentina 800 mila italiani. Ma oggi sono più di tre milioni.

Tanti dialetti parlati ma di difficile comprensione e, soprattutto, il dialetto abruzzese con cui si esprimevano i genitori del giornalista.  E così  riaffiorano tracce della sua formazione umana e letteraria. Con l'impronta decisiva ricevuta dal cinema e dalla Letteratura italiana del Novecento. Un'impronta indelebile associata alla sua adolescenza, sottolinea l'autore del Sant'uffizio della memoria (Elliot edizioni 2017), Oscar Alfredo Ramòn Giardinelli elencando i cognomi Gassman, De Sica, Fellini, Lollobrigida, Monicelli, Pasolini e poi ancora Montale, Moravia, Ungaretti, Calvino, Primo Levi, Tabucchi, Pavese, Maraini, Pirandello. Molto suggestivo il passaggio centrale dell'articolo..."Senza saperlo hanno formato lo scrittore che sono, come immagino abbiano formato anche Dan Fante, nipote di un emigrante abruzzese di nome Nicola Fante, il quale partito da Torricella Peligna, arrivò negli Stati Uniti nel 1901 ed ebbe un figlio, John Fante (1903-1983), nato a Denver nel Colorado, che divenne uno scrittore molto rinomato del cosiddetto "realismo sporco". 

Significativa e toccante anche la conclusione dell'intervento: "Ora che il Festival in onore di John Fante si avvicina e guardando attentamente la sua fotografia, scopro che la sorprendente somiglianza fra loro due, Fante e mio padre, mi permette di immaginarli come gemelli che non si sono mai incontrati per abbracciarsi".

Proviamo ad immaginare l'emozione intensa che proverà il giornalista e scrittore argentino partecipando quale gradito ospite della kermesse culturale di Torricella Peligna, ideata e sapientemente diretta da Giovanna Di Lello, a cui indirizziamo con piacere i migliori auguri di buon lavoro.

Commenti

Post popolari in questo blog

Finalmente si parte con la ristrutturazione della Stazione Ferroviaria di Teramo. L'Impresa D'Adiutorio di Montorio al Vomano si aggiudica l'appalto da 23 milioni di euro

Onore al merito: Christian Graziani, stimato professionista teramano, eletto nel CdA della Cassa Nazionale dei Dottori Commercialisti

CHORUS NOVUS diretto da Paolo Speca nell'Aula Magna dell'Ateneo interpreta magistralmente "La Buona Novella" di Fabrizio De Andrè