Visite guidate nei cantieri dei due mosaici di via S.Antonio a Teramo nell'ambito delle Giornate Europee dell'Archeologia. Domenica tornerà visibile il Mosaico del Leone

 


di Marcello Maranella

Tanti i visitatori in fila questa mattina ad ammirare in occasione delle Giornate Europee dell'Archeologia i due mosaici di una domus di epoca romana e intonaci variopinti  di notevole interesse. Stiamo parlando dei recenti ritrovamenti venuti alla luce a Teramo in via Sant'Antonio, nel cuore del centro storico, in seguito ai lavori di rifacimento del manto stradale. Ad esaltarne la bellezza nei minimi dettagli contribuiscono  l'intensa luminosità dei raggi di  sole dopo settimane di pioggia insistente e le narrazioni degli esperti incaricati dal Comune e dalla Soprintendenza ABAP (Archeologia, belle arti e paesaggio) per l'Aquila e Teramo. A loro chiedo lumi sull'importanza di tale scoperta.


"L'importanza di questa scoperta è legata certamente al desiderio di acquisire un nuovo tassello sulla storia di questo settore della città", mi dice Gilda Assenti, funzionario archeologo della suddetta Soprintendenza che subito aggiunge, " al  pregio dal punto di vista archeologico si accompagna la diffusione  della conoscenza. In linea, naturalmente, con le Giornate Europee dell'Archeologia. Qualsiasi ritrovamento non deve restare nell'ambito degli addetti ai lavori ma offra la possibilità alle persone di comprendere cosa si sta facendo per una maggiore sensibilizzazione del patrimonio archeologico e per lanciare una serie di messaggi chiari in merito alla necessità di tutela e valorizzazione" 

E' un'innovazione da parte della Soprintendenza? 

"Ma, in realtà, la Soprintendenza come tutte le istituzioni cambia nel tempo, si rinnova in senso dinamico. Nulla è fermo". 

Bene, si amplia la fruizione, ne beneficiano le nuove generazioni...

"Assolutamente. Noi siamo sui social, siamo con Facebook, Instagram in modo tale da dare la possibilità anche a chi è meno  avvezzo ai luoghi tradizionali della cultura, musei, aree archeologiche, comunque di essere stimolati e magari di venirci a trovare". 

Dunque meno burocrazia e più aperti a nuovi linguaggi? 

"Proprio così. Come testimonia il lavoro che stiamo facendo oggi qui con il supporto dell'archeologa Luigina Meloni che è quello di raccontare una storia che parte dal dato archeologico ma narra un pò di più dell'evoluzione della storia della nostra città dopo la fase romana. Se si osservano attentamente gli strati di terra e le strutture collegate si leggono cose altrettanto affascinanti che dobbiamo saper trasmettere alle persone che accompagnamo". 

Molto pesuasiva. Ci dobbiamo attendere altre sorprese?  

"Domenica prossima avremo un'apertura speciale che è appunto la domus del Leone. Penso sia un evento  molto atteso dalla città. Si tratta di una novità  perchè a differenza di altre strutture archeologiche che per legge, dopo il 1909, sono di proprietà dello stato, quella di cui parliamo è antecedente a tale data. Come è noto parliamo di un ritrovamento fatto da Francesco Savini, padre dell'archeologia teramana, quindi è un bene di proprietà privata, ancora oggi di proprietà della famiglia Savini. Sono in corso i lavori di restauro a cura della famiglia stessa e quindi è l'occasione per far vedere dopo tanti anni il leone in tutto il suo splendore e raccontare quello che si sta facendo con i restauratori che stanno là. Penso sia una sorpresa molto bella e gradita in relazione alle Giornate Europee dell'Archeologia. Da questo punto di vista Teramo offre un percorso molto denso se pensiamo agli scavi di Piazza Sant'Anna, alla domus e tanto altro intorno. 

In realtà abbiamo in città un'emergenza archeologica di alta qualità. Il problema è quello di mettere tutto a circuito".

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