" Nel mondo che cambia emergono nuovi diritti per le lavoratrici e i lavoratori. Meno lavoro, migliore qualità di vita" afferma Natascia Innamorati segretaria provinciale della FIOM

 di Marcello Maranella

Quando arrivo nel primo pomeriggio alla camera del lavoro di Teramo l'ampio salone d'ingresso è gia affollato di gente in attesa di interloquire con qualche dirigente sindacale o per sbrigare le pratiche di assistenza con il Patronato. Anche io ho un appuntamento ma non ho le stesse problematiche. Devo ascoltare chi ne sa più di me sul mondo del lavoro in provincia di Teramo. L'occasione è propizia a margine della campagna congressuale della CGIL, appena conclusa, in cui sono stati messi a punto nuove strategie e nuovi assetti organizzativi. Dopo la recente intervista al Segretario provinciale Pancrazio Cordone si riparte dall'osservatorio della FIOM, la federazione dei metalmeccanici, da sempre ritenuta tra le categorie più esposte nel processo di trasformazione industriale verso la  transizione digitale ed ecologica. Due direttrici di crescita ormai imprescindibili per il nostro sistema produttivo che impongono alle imprese italiane cospicui investimenti in tecnologia per produrre in maniera sostenibile e altamente competitive. 

E il lavoro? Come si declina oggi nella società ipermeccanizzata? E il sindacato ha ancora un ruolo decisivo nel processo di emancipazione sociale, produttiva e occupazionale? Sono questi gli interrogativi che mi rimbalzano in mente osservando le immagini che scorrono sulle pareti della sala. Raccontano la storia del lavoro e delle lotte operaie e contadine della vallata del Vomano guidate negli anni '50 del secolo scorso da Tom Di Paolantonio per la realizzazione delle centrali idroeletriche della Terni che ispirarono il murale dell'artista Sandro Melarangelo. L'opera, concepita nella vecchia sede CGIL di via Delfico, è tornata a risplendere recentemente dopo accurato restauro in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita del grande sindacalista e parlamentare teramano. Epiche battaglie proseguite fino agli anni sessanta con l'apertura dei cantieri per la costruzione del traforo del Gran Sasso. Altri tempi ormai lontani, mormoro sottovoce mentre alle 16 in punto varco la soglia dell'ufficio della segretaria provinciale della FIOM, Natascia Innamorati, a cui non sfugge la mia notazione.  

"Erano i tempi della cinghia di trasmissione del sindacato con la politica o, comunque, si parlava di politica" mi ricorda la giovane dinamica dirigente e subito aggiunge " In un modo o in un altro si parlava di sindacato inteso come quei problemi di cui la politica si doveva fare carico per offrire sbocchi risolutivi. Erano i tempi in cui in ogni famiglia almeno una persona si occupava di politica, tanto per chiarire il concetto di cinghia di trasmissione che citavo all'inizio".  

E qual'è oggi la situazione? 

"Non c'è più quell'interesse di occuparsi in prima persona delle condizioni di vita e di lavoro. Tanti immaginano che il sindacato sia il patronato per andare a fare la pratica di disoccupazione o richiedere l'assegno familiare o il Caf per compilare il 730". 

Vogliamo spiegare meglio ai lettori il vero compito del sindacato? 

"In realtà non tutti avvertono che noi dedichiamo gran parte del tempo alla tutela delle lavoratrici e dei lavoratori. Personalmente non sono solo la segretaria della FIOM ma sono anche coordinatrice del Nidil, nuove identità di lavoro, che raggruppa tutti i lavoratori in somministrazione interinali o comunque atipici cui fanno ricorso massicciamente i pilastri dell'economia italiana: da un lato l'industria dall'altro buona parte della pubblica amministrazione, in prevalenza nella sanità. Ebbene, quando sono andata a svolgere una docenza sindacale sono rimasta  impressionata dal fatto che c'erano ragazzi fra i 25/28 anni alla loro prima esperienza lavorativa, senza alcuna conoscenza del ruolo del sindacato. Ho percepito come il tempo si sia dilatato nella concezione dell'essere giovane rispetto ad un decennio fa quando io a ventotto anni già lavoravo e pensavo di mettere su famiglia". 

Mentre Natascia continua la sua narrazione sul rapporto fecondo da instaurare fra la scuola e il lavoro per sviluppare una maggiore consapevolezza collettiva  mi incuriosisce la copertina di un libro che spunta fra i fogli sparsi sulla scrivania. Si intitola Lavorare meno, vivere meglio di Fausto Durante con la prefazione di  Maurizio Landini. E' lo spunto per passare all'altro argomento dell'intervista sul nesso innovazione/riduzione dell'orario di lavoro.

 "Dal mio punto di vista oggi il grande tema non è soltanto di tipo nostalgico perchè in tal modo non riusciremmo a raccogliere le sfide che la società attuale ci pone. Con ciò non voglio affermare che le conquiste realizzate finora siano passate nel dimenticatoio. Restano comunque un punto di riferimento importante per il nostro impegno presente e ci proiettano più agevolmente nel futuro. Senza tale convincimento non andiamo da nessuna parte. I dirigenti, però, passano mentre il sindacato resta tracciando nuovi percorsi. L'innovazione di per sè ha fatto emergere nuovi diritti per le lavoratrici e per i lavoratori non solo rispetto alla fatica, alle ore di lavoro prestate ma anche di quanto il lavoro si sia semplificato non solo per i lavoratori ma anche per le imprese. Siamo di fronte a gigantesche trasformazioni e noi dobbiamo essere in grado di governare il cosiddetto cambiamento. Parlo dei settori di cui mi occupo che vanno dall'automotive alla meccatronica, dall'energia alla metallurgica che avvieranno nuovi processi. Dai dati che abbiamo a disposizione solo nell'automotive perderemo un quarto dell'attuale forza lavoro in tutta Italia  E noi invece oggi  rischiamo di subirla la transizione se non  non riusciamo più ad agire come forza collettiva. 

Che fine faranno i lavoratori esclusi? 

" Per noi non dovranno assolutamente restare emarginati. Si dovrà riformulare la loro posizione lavorativa, nel senso che occorrerà del tempo per formarli con gli strumenti che abbiamo pensando che, nel frattempo, ci sono altri settori in crescita. Non dimentichiamo  che la riduzione dell'orario di lavoro sarà un perno dell'innovazione per tutta una serie di motivi. Anche se tutti i benefici derivanti non sempre appaiono lineari.

Cosa intendi in particolare? 

"Semplicemente che gli studi più recenti dimostrano che più è alto il Pil prodotto per ogni ora di lavoro più è  bassa la media delle ore lavorate.  Fanno eccezione gli Stati Uniti: rispetto al Pil che hanno lavorano anche fin troppe ore. Proviamo a pensare quanto tempo riusciremmo a guadagnare nella qualità della vita. Tornano d'attualità le parole di Tom Di Paolantonio sull'emancipazione sociale, culturale, economica delle lavoratrici e dei lavoratori: li si gioca una partita decisiva  in relazione al miglioramento di ognuno di noi che determina poi il benessere di tanti". 

Con tutto il rispetto per il delicato compito che rivesti e per la capacità di sintesi della complessità che dimostri mi viene da chiederti: qual'è la ragione che spinge  una giovane dirigente sindacale, coniugata e madre di due bambine, ad immettersi in un mondo tumultuoso, sempre in prima linea e a forte prevalenza maschile come la FIOM? 

"Mentre formulavi la domanda mi sono ricordata quando mio suocero Romolo Bosi a cui dissi che avrei seguito la Fiom rimase così  sorpreso che esclamò..la Fiom?... ma la' men! A parte la battuta che mi fa ancora sorridere, sono sempre più convinta della scelta che ho fatto. D'altronde in ogni categoria che seguiamo il nostro lavoro è essenzialmente quello dell'ascolto. Poi occorre saper fare sintesi come dicevi, individuando azioni efficaci e concrete fidando molto nel rapporto empatico che si riesce a stabilire con i diretti interessati. L'aver lavorato da giovanissima con un padre sempre impegnato come Rsu e cresciuta in una famiglia molto matriarcale contribuisce molto nella comprensione delle dinamiche che quotidianamente mi trovo ad affrontare. Per me il sindacato è un'isola felice in cui si alimentano i valori democratici per la salvaguardia dei diritti e per la parità di rapporti fra lavoratrici e lavoratori"

Fra qualche giorno si celebrerà la Festa del Lavoro. Il 1° maggio sarà anche un giorno di riflessione per una società migliore e una diversa economia?

"Intanto va sottolineato che dopo tanto tempo riusciamo a riportare a Teramo come CGIL e CISL il concertone del 30 aprile quale anteprima... aspettando il primo maggio. Secondo me il 1° maggio è la festa del Lavoro in cui lo svago e la riflessione si compenetrano con l'intento di coinvolgere un pubblico variegato, soprattutto giovanile,  per intercettarne i messaggi e far scattare un rapporto empatico con i lavoratori. Saranno, infatti, proprio questi ultimi a coordinare i vari momenti della festa. In senso più ampio il primo maggio è anche la festa di un Paese che si raccoglie dietro una data simbolo di tutto quello che i lavoratori sono riusciti a sviluppare confermandosi forza determinante per il progresso dell'Italia"

foto ma.ma

 

 

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