Il lavoro? Se ne parla poco rispetto alla complessità dei fenomeni sociali ed economici. I diritti e le tutele delle lavoratrici e dei lavoratori sempre meno garantiti . Intervista al segretario della CGIL di Teramo Pancrazio Cordone
di Marcello Maranella
Se noi riuscissimo a rendere visibile la mole quotidiana di impegno che è fatta di incontri di aziende e datori di lavoro, di vertenze singole e collettive, di assistenza e servizi in ogni angolo del territorio provinciale produrremmo una larga ed incisiva informazione. Soprattutto nel rapporto con i lavoratori più giovani che spesso ci chiedono....esiste ancora il sindacato?
E qual'è la vostra risposta immediata?
Prima di dare risposte affrettate occorre comprendere le situazioni che ci troviamo ad affrontare. Non possiamo prescindere da quel particolare contesto sociale che ci stimola all'azione quotidiana per facilitare i rapporti, creando o rafforzando le relazioni con il sindacato. Da questo punto di vista, per rispondere alla domanda iniziale, la nostra comunicazione sui temi del lavoro è quella che ci strappiamo con i denti giorno per giorno ma che non sempre trovano il giusto rilievo sugli organi di informazione.
Che però non intacca la vostra forza di rappresentanza degli interessi dei vostri iscritti?
Non c'è dubbio anche perchè parliamo di un patrimonio di circa trentacinquemila iscritti con cui bisogna rapportarsi attraverso collegamenti efficaci e semplificati, come del resto impongono i processi di digitalizzazione e internazionalizzazione.
Da un rapido sguardo sulla vostra presenza in Internet si nota una viva interlocuzione attraverso i social. Nell'immaginario comune resta tuttavia l'idea di un sindacato più proteso alla salvaguardia degli occupati e meno operativo sui processi di integrazione sociale e di nuova occupazione.
La realtà è un pò diversa anche se il rischio della disattenzione è sempre presente. Vorrei partire dalla mia diretta esperienza di figlio di operaio edile che ha vissuto sin dall'infanzia le mille problematiche affrontate da mio padre e da tanti suoi colleghi che frequentavano la nostra casa a Piano d'Accio. Poi gli studi da geometra e il concorso alla Provincia di Teramo. E' bastato quel gradino sociale da me conseguito per comprendere quante dinamiche sociali ed umane si intrecciano fra lavoro privato e quello della pubblica amministrazione. Continuare a fare l'impiegato curando i propri interessi ti porta a dimenticare quelli degli altri. E' stato dunque per me naturale, dopo anni di attività politica sul territorio quale spinta all'emancipazione e alle battaglie di giustizia sociale, tornare al sindacato a fianco di chi staziona ogni giorno davanti all'ingresso della camera del lavoro o nelle stanze attigue del Patronato avvolti fra le proprie precarietà nel rinnovare il permesso di soggiorno, l'assistenza al reddito e altre necessità.
Bisogna essere temprati e preparati nel fornire senza giri di parole risposte concrete.
In tal senso il nostro segretario nazionale è un esempio di come dentro la fabbrica bisogna guidare un'organizzazione molto complessa e articolata. Però basta poco per scordarti dell'umanità vera che abita intorno a noi. Quella che si alza il mattino alle cinque, per intendersi, senza sapere come evolverà la giornata rispetto ai propri bisogni essenziali, a volte vitali. Ricordo con una certa amarezza le scene davanti alla chiesa di Piazza Garibaldi di persone in attesa di ricevere qualche opportunità di lavoro per arrotondare la giornata. Non so dire se quella condizione persiste tuttora.
Siete collegati con altre strutture di accoglienza?
A livello informale si acquisiscono informazioni dalle strutture preposte alla regolamentazione dei flussi ma, soprattutto, è la nostra collega Eleonora, addetta alla funzione pubblica, che coordina tutto il lavoro di accoglienza con le varie cooperative e l'Inca per l'erogazione dei servizi. Va rilevato che il nostro impegno assume connotazioni diverse in relazione alle culture e alle regole delle comunità di appartenenza. A Teramo ad esempio siamo in presenza di nuclei familiari abbastanza inseriti nel tessuto sociale alle prese con problemi sanitari, scolastici, religiosi che richiedono notevole sensibilità da parte degli operatori nelle nostre strutture. Altre esigenze invece si pongono lungo l'asse costiero fra Martinsicuro e Silvi in cui preponderante è la presenza giovanile di seconda generazione di immigrati. Sono loro i sensori di una società in profonda trasformazione ma al tempo stesso fortemente in ritardo di sviluppo sul piano sociale con una crisi economica tra le più lunghe e drammatiche del dopoguerra.
Mi pare di capire segretario che in CGIL siete adeguatamente predisposti nel contribuire ad un reale processo di integrazione e di sostenibile convivenza nei nostri territori. Prima di impegnarti nel sindacato quale è stata la tua formazione?
La mia prima esperienza nasce dal mondo cattolico. In particolare negli ambienti del movimento diocesano dei focolari partecipando ai campi estivi tra Nepezzano e Piano d'Accio con l'attuale vescovo di Termoli -Larino, Gianfranco De Luca. E' stata per me un'esperienza parrocchiale nel periodo dell'adolescenza fino a metà degli anni novanta molto coinvolgente. Insieme ad altri giovani ero attratto dagli insegnamenti di notevole spessore culturale e di alti pricipi di solidarietà impartiti da Don Gianfranco. Successivamente c'è stata la trasformazione laica di pari impegno iniziando con l'attivismo politico nella sinistra giovanile con l'allora segretario regionale Alberto Melarangelo.
Poi l'impegno è continuato anche nel partito?
E' stata un'altra tappa della mia esperienza piuttosto rocambolesca perchè cominciai a comprare l'Unità nelle cui pagine era ricorrente l'invito ad iscriversi al Partito comunista per cui mi venne spontaneo scrivere a Botteghe Oscure per rendere ancora più marcato il mio processo di laicizzazione. Senza alcuna intenzione, però, di rimuovere l'esaltante esperienza cattolica vissuta in precedenza. Da Roma mi risposero che era sufficiente recarsi nella sede del partito in Corso de Michetti a Teramo e richiedere l'iscrizione. Poi molto è cambiato nella politica italiana con la fusione tra laici e cattolici dei due grandi patiti popolari, DC e PCI, da cui è nato il Partito Democratico. Il resto è storia recente. Per quanto mi riguarda sono totalmente preso dal lavoro nel sindacato accanto ad una squadra di giovani dirigenti CGIL, penso a Emanuela Loretone, Mauro Pettinaro, Natascia Innamorati e a tanti altri protagonisti della campagna congressuale appena conclusa, pienamente consapevoli che il lavoro crea il futuro.
Cosa significa più semplicemente lo slogan congressuale?
Sappiamo benissimo che incide poco la rappresentaza per delega da parte dei lavoratori e delle lavoratrici. Non è sufficiente la firma di adesione al sindacato come per dire pensateci voi. Al contrario, siamo convinti che i protagonisti della socializzazione siano loro quale parte essenziale delle scelte di sviluppo economico e sociale in cui affermare i propri diritti. Quindi questo è il rischio che corriamo pur avendo, come efficacemente sottolineavi, compagni giovani motivati e anche altamente scolarizzati. Qualità importanti ma non sempre funzionali ai modelli di vita contemporanei che inducono l'individuo ad isolarsi dalla realtà senza condividere sogni e bisogni, emozioni e contraddizioni come avveniva in passato. Evidentemente bisogna essere sempre interconnessi e addestrati ad interpretare i mutamenti.
Ma qui entra in ballo l'azione della politica.
Mi dai lo spunto per analizzare innanzi tutto i contributi economici erogati alle aziende. Entriamo nel merito della Purem, così per fare un esempio tra i tanti, che stipula un accordo di prossimità in una situazione paradossale: a fronte di 146 milioni di fatturato il costo del personale è di due milioni e cinquecentomila. Ebbene, l'azienda pur in condizione di solidità economica ed imprenditoriale sta pensando di andare via per continuare altrove a massimizzare. Noi vogliamo che si diano incentivi a quelle imprese che rispettano i CCNL e che producono in maniera ecosostenibile. Ciò oggi non avviene, si finanziano indistintamente le imprese indipendentemente da cosa producono. Certo una volta finanziate ci aspettiamo che rimangano sul territorio. A riguardo credo sia giunto il momento di considerare la provincia di Teramo come un punto di riferimento per la green economy. Cominciamo a pensare come riconvertire le tante aree con capannoni industriali dismessi attraverso una ragionata e rigorosa programmazione. A noi del sindacato ci sembra un fondato suggerimento da indirizzare alle istituzioni al fine di aprire nuove vie di progresso per le nostre comunità.
Buon lavoro Segretario.
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