Alla San Giorgio di Teramo il mondo della scuola rende omaggio alla memoria di Sergio Rosa. Larghissima partecipazione di amici, colleghi ed estimatori

 di Marcello Maranella

C'era tanta gente sabato pomeriggio alla scuola San Giorgio di Teramo per rendere omaggio alla memoria di Sergio Rosa. Sulla locandina si annunciava a chiare lettere che il mondo della scuola avrebbe ricordato l'Insegnante, il Dirigente scolastico, l'Autore del volume, ripresentato per l'occasione,  "LI CASTILLE dizionario dialettale grafico e fonetico" stampato da Verdone Editore nel mese di febbraio 2020. Ma non c'erano solo gli insegnanti, evidentemente. Rilevante, infatti, la presenza di  amici castellani, di professionisti e studenti, di ceramisti artigiani, di artisti come Ivano Pardi e Nino Di Simone, del sindaco di Castelli Rinaldo Seca.  Anche chi non era riuscito ad entrare in aula partecipava in piedi nel corridoio, con la dovuta attenzione,  all'evolversi dell'evento coordinato da Gino Mecca, in un susseguirsi di emozioni e di attestati di stima nei confronti dell'indimenticato Sergio Rosa. Belle testimonianze espresse in presenza dell'adorata consorte Gabriella Pardi cui è dedicato il volume e della figlia Sofia a partire da  Adriana Sigismondi, Dirigente scolastico Istituto comprensivo "Savini-San Giuseppe-San Giorgio", proseguendo con  Natalina Di Marco Ispettore della Direzione Scolastica Regionale, con Umberto La Rosa già Direttore della scuola San Giorgio e infine con Clara Moschella Dirigente dell'Ufficio Scolastico Provinciale. Ma chi ha tratteggiato efficacemente il profilo di Sergio Rosa dal punto di vista umano e intellettuale, soffermandosi sugli aspetti peculiari di lingua e cultura castellana, è stato il professor Luciano Verdone esaltando la fatica dello studioso, il rigore del ricercatore e l'amore per la propria terra a cui Sergio Rosa ha donato uno strumento interpretativo di grandissimo valore culturale e antropologico. 

IL LIBRO

Con questo "Dizionario Dialettale grafico e fonetico"  offerto in stampa e contemporaneamente in voce sul disco allegato, si legge in quarta di copertina, l'autore dopo anni di ricerca ha voluto catalogare le voci più rappresentative del linguaggio in uso e in parte anche desuete, riscontrate nell'area di Castelli, recuperandone con il valore semantico anche quello verbale. Esso è, nello stesso tempo, l'integrazione al Dizionario del Maiolicaro, pubblicato nel 2002 per i tipi di Andromeda Editore allo scopo di recuperare i termini dialettali più rappresentativi del linguaggio specifico del maiolicaro e le metodologie di lavorazione in uso nell'antica bottega, dalla zolla di argilla all'oggetto finito. 

In estrema sintesi due sono le motivazioni che  hanno spinto Sergio Rosa  a questa ricerca: l'importanza linguistica della nomenclatura del passato e la ricchezza di etimi remoti, locuzioni dialettali, metafore, modi di dire, patrimonio della creatività e della saggezza popolare. Moltissime sono le espressioni legate alla variegata vita quotidiana: alla casa, la famiglia, la metereologia, l'ironia, la maldicenza, i pensieri impudenti, le sofferenze, le gioie. Incisivo è il significato morale dei tanti "modi di dire".  Solo attraverso il parlato si può conoscere il patrimonio culturale, storico, sociale dei vari popoli per le connessioni e le somiglianze tra lingue e dialetti diversi. Infatti, tanti sono i substrati preistorici dei contadini e dei pastori del Gran Sasso, molte le probabili ascendenza sumeriche, sopravvivenze etrusche, latine e greche. E' da notare che le zone montuose conservano maggiormente forme dialettali autentiche più che le città dove la gente nutre molto il desiderio del parlare colto e "pulito". Il popolo parla il dialetto come la sua lingua principale perchè si presta meglio ad esprimere, con linguaggio spontaneo, sfumature e situazioni particolari di un ambiente popolano che la lingua nazionale non rende e non riesce a rappresentare. 

Il dialetto è la nostra lingua interiore e per questo da custodire e tramandare. I termini dialettali riportati in stampa o "recitati" sono stati raccolti e restituiti, interamente, dalla viva voce di nativi residenti o trasferiti.

Suggestiva l'immagine di copertina di Andrea Pistocchi dedicata al belvedere di Castelli detto Lo steccato, mentre i disegni riprodotti nelle pagine interne del Dizionario del maiolicaro sono di Vincenzo Di Giosaffatte.

Sergio Rosa 

E' nato e vissuto a Castelli. Laureato in Pedagogia è stato insegnante e dirigente scolastico. Ha condotto studi di filosofia dell'educazione ed in particolare dell'ermeneutica filosofica di H. G. Gadamer e P. Ricoeur e dell'estetica letteraria della Scuola di Costanza fondata da H: R. Jauss e W. Iser finalizzati all'appkicazione della teoria ermeneutica nella pratica scolastica. Ha pubblicato in collaborazione con Antonio Valleriani diversi saggi di Pedagogia in opere collettanee: 

Dal bisogno di certezza al bisogno di accettare l'incertezza, 1995; Il percorso formativo dell'attore sociale, 1997; Quell'ambigua realtà dell'immagine, 1977; Narrazione e sapere condiviso, 1999; Il dono dell'autorialità, 2001. Nel 2004 ha pubblicato Pedagogia della Riforma cattolica. Silvio Antoniano e l'educazione dei fgliuoli. Ha partecipato nel 2007 con il saggio L'amaro destino del migrante al libro di Paolo Di Giosia, Solitudini. Sulla cultura ceramica di Castelli ha pubblicato nel 1967 I maestri della maiolica castellana:Renato Pardi; nel 1993 il saggio La "Cona" di San Donato, in AA.VV., La Sistina della maiolica; nel 2002 con Antonio Valleriani, Figure dell'esperienza e il Dizionario del Maiolicaro. Nel 2006 ha partecipato  con le voci Silvio Antoniano, Bonaventura Celli, Giovanni Fuschi, Concezio Rosa, alla redazione del Dizionario biografico  Gente D'Abruzzo, Nel 2010 ha pubblicato Nella bottega di Carlo Antonio Grue e nel 2016 Pedagogia del vasaio.

 
 



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