Una domenica mattina in visita all'Abbazia di Santa Maria di Propezzano tra storia arte vitigni e paesaggio. Pregevole evento promosso da Italia Nostra

 di Marcello Maranella

Erano anni che non passavo nell'agro di Morro d'Oro in visita allo splendido gioiello monumentale dell'Abbazia di Santa Maria di Propezzano. L'occasione del convegno promosso dalla sezione di Teramo di Italia Nostra mi ha consentito di riscoprirne il fascino ed apprezzarne gli aspetti evolutivi, quale luogo di eccellenza nella coltivazione di pregiate produzioni vitivinicole. Dunque un tema di grande attualità e di interesse partecipativo quello affrontato dai relatori intervenuti al convegno dal titolo quanto mai opportuno "Colline teramane, abbazie e vitigni autoctoni".  Che vanno esaltati all'interno di un patrimonio ambientale tra i più suggestivi del centro Italia. "Un paesaggio culturale da custodire gelosamente da tutti noi", ha più  volte sottolineato in apertura dei lavori, la presidente di Italia Nostra, prfessoressa  Paola Di Felice. Cui è seguito il saluto del magnifico rettore dell'Università degli Studi di Teramo Dino Mastrocola, il quale ha incuriosito la numerosa platea osservando che il vino non va considerato solo da un punto di vista chimico nè come prodotto che arreda la nostra tavola: il vino, ha raccomandato, è come una persona che nasce, cresce e determina ciclicamente la storia e la cultura di una comunità.

"Non a caso e su suggerimento dei dirigenti di Italia Nostra ", ha poi aggiunto il rettore, "si è voluto dare a questo incontro un carattere di interdisciplinarità che spazia dal racconto di interessanti vicende storiche legate agli ordini religiosi e il vino, alla ricerca scientifica preposta alla valorizzazione dei vitigni autoctoni e agli effetti sulla salute, all'esigenza di saper comunicare le eccellenze. Da questo punto di vista l'Ateneo teramano è qui, oggi, ben rappresentato dai docenti di UniTe - Francesca Fausta Gallo, storica e direttore del Dipartimento di Scienze Politiche, dal professor Enrico Dainese direttore del Dipartimento Bioscienze e dal professor Christian Corsi direttore del Dipartimento della Comunicazione". E' stata poi la volta del Vice presidente di Italia Nostra di Teramo, il  Generale emerito dei carabinieri forestali Gualberto Mancini, il quale ha posto l'accento sulle modificazioni del paesaggio circostante avvenute in seguito alle normative susseguitesi con la nascita del Corpo Forestale dello Stato che, di fatto, negli ultimi due secoli hanno regolato, nel bene e nel male, il rapporto fra l'uomo e la biodiversità agricola e vegetale, soprattutto nelle aree interne e montane. Nel frattempo a fianco al refettorio dove si teneva il convegno altra gente animava il meraviglioso chiostro abbaziale irradiato dal tiepido sole di dicembre.

Tante le giovani famiglie con bimbi al seguito  come fossero in gita domenicale fuori porta per rinfrancare lo spirito e scoprire ad un tempo le etichette del buon vino prodotto nei vigneti dell'abbazia dal titolare Paolo de Strasser che ha allietato i convegnisti con una squisita degustazione in collaborazione con la Federazione sommelier FISAR. In tal senso un plauso va indirizzato a Giuseppe Ialonardi che ha trattato l'argomento  Viticoltura, enogastromia e turismo e al dottor  Mario Rossi, nella duplice veste di sommelier e membro del direttivo di Italia Nostra, che ha egregiamente coordinato i lavori dell'incontro, caratterizzato anche dalla presenza di Marcella Cipriani e Alessandra Maranella in rappresentanza della Federazione degli Ordini dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali a livello nazionale e provinciale.

 

Il gioiello architettonico che ha ospitato il convegno di Italia Nostra sezione di Teramo

La solare chiarità del chiostro quadrato di Propezzano, sorto nell'anno del signore 715, precorre davvero i tempi  ed infonde un respiro nuovo, più aperto e gioioso, alla solennità di questi ambulacri, cui l'uso del mattone e delle fittilistica decorativa, dominante ab antiquo lungo tutta la costa per l'abbondanza di ottime argille, conferisce un calore particolare. Il campanile la cui parte superiore sembra invece essere più tarda, insiste alla base quasi a fianco di un'ampia porta carraia che immetteva direttamente nel chiostro, anche per gli usi agricoli. Sotto il pozzo c'era una cisterna per la raccolta delle acque, dotata di ingegnosi sistemi di purificazione; e nei lunettoni del chiostro sono affreschi del '600, con storie dell'Antico e del Nuovo Testamento, attribuiti fino a ieri al pittore polacco Sebastiano Majiewski ma oggi rimessi in discussione, forse a torto, e fors'anche per colpa di gravi deturpazioni e ridipinture. Di essi si distinguono l'"Annunciazione" e gli affreschi cinquecenteschi del refettorio. Quelli delle lunette sulla destra, i più vecchi, narrano ancora la "leggenda del crognale", sul lunettone di fondo domina l'"Ultima cena" (a Gesù e agli apostoli è servita una lepre arrosto!) e nel lunettone dell'ingresso campeggia la "Crocifissione" (1597) con due personaggi vestiti "alla turca", ulteriore testimonianza dei rapporti che il Teramano intratteneva in quel secolo con Venezia e con l'Oriente.  da Abbazie aprutine 1998 -Provincia di Teramo- foto del servizio a cura di A.M.



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