Scomparsi per decenni riemergono a Teramo reperti archeologicoi della necropoli di Ponte Messato. Un tassello interessante della storia aprutina

  

Poco prima delle 16.00 l'automezzo del comune scarica in Via Delfico pietre pesanti da decodificare che vengono adagiati nell'atrio del Museo Archeologico. L'atmosfera un pò surreale di quell'edificio, negato alla pubblica fruizione dal 2016 dopo i danni ingenti  dell'ultimo terremoto, rende ancor più impaziente l'attesa di conoscere provenienza e valore di quei reperti ritrovati per caso in uno dei cantieri sparsi alla periferia della cità. E' l'assessore alla cultura Andrea Core a rompere il ghiaccio sui  preziosi ritrovamenti che costituiscono senza alcun dubbio un tassello molto interessante della storia di Teramo. Si mostra visibilmente soddisfatto nel dare una notizia che si attendeva dagli anni sessanta (risale al 1961 l'ultinma schedatura dei reperti, sottolinea l'assessore) di cui non si è saputo più nulla fino ad oggi, producendo una mancanza significativa nella necropoli di Ponte Messato, 


Gli fa eco il rappresentante della Soprintendenza ai beni archeologici e culturali dell'Abruzzo, Vincenzo Torrieri, il quale non esita a definire il momento  ...."davvero eccezionale perchè li abbiamo in qualche modo recuperati....si tratta di una statua romana molto antica, un togato di cultura repubblicana mancante della testa di località di Madonna della Cona emerso in seguito agli scavi dell'allora ispettore Adriano La Regina, tesimoniata da una foto di Riccardo Cerulli e poi sparita completamente". Altro documento storico interessante è la stele di S.Omero perchè ci riporta agli albori della nostra civiltà,  quella riferita alla cultura osco - umbra..."parliamo dell'alfabeto più antico che noi conosciamo:  l'etrusco", sottolinea l'esperto della Soprintendenza, "il sud piceno, una cultura ancora da approfondire anche grazie all'unicità  del documento in oggetto. Altri esemplari sono rintracciabili al museo di Chieti insieme alla stele di Bellante conservata a Napoli. In sostanza siamo di fronte ad elementi statuari e architettonici che danno lustro alla nostra civiltà". 

Il sindaco di Teramo Gianguido D'Alberto  non ha nascosto il disagio dell'atuuale indisponibilità del Museo Archeologico intitolato a Francesco Savini, tuttora impedito nella narrazione erudita per turisti e studiosi sull'origine e sull'evoluzione delle genti aprutine. Impegno indilazionabile di D'Alberto sarà dunque quello di sollecitare il Commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini al fine di aggiornare le priorità con la rapida messa in sicurezza del Palazzo museale e dell'annessa Sala San Carlo nel centro storico della città capoluogo.

testo e foto ma.ma.

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