Fare luce sul progetto del Teatro Romano
Sono circa trent'anni che il Teatro romano attende una soluzione dignitosa per la sua sistemazione. Lo ha ribadito a chiare note il Comitato cittadino promotore del "referendum propositivo" perché i destini dell'importante sito archeologico nel cuore della città di Teramo siano finalmente indicati dai cittadini.
E' questo, in sostanza, il senso dell'incontro con la stampa svoltosi questa mattina presso la sede di Teramo Nostra in cui sono state ripercorse per bocca dell'architetto Raffaele Raiola le tappe progettuali modificate in corso d'opera ..."da una classe politica inetta, inconcludente e, si sottolinea nel documento del comitato, collusa evidentemente con poteri occulti che non permettono l'abbattimento dei palazzi Adamoli e Salvoni. Non sono mancati riferimenti specifici ad inadempienze della passata amministrazione Brucchi che impedirebbero l'erogazione del contributo da parte della Regione Abruzzo in assenza di un progetto che vede compartecipi, mediante apposito protocollo d'intesa, Fondazione Tercas, MIBACT, Provincia e Comune con cui si sollecitava lo studio di fattibilità affidato al gruppo di esperti coordinato dal Professor Giovanni Carbonara.
Un pasticcio tecnico amministrativo piuttosto intricato che pesa sulle spalle della comunità aprutina e che sarà sicuramente oggetto di contrapposizioni elettorali senza esclusioni di colpi. La cittadinanza teramana sarà infatti chiamata a valutare l'annoso problema attraverso l'organizzazione di atelier partecipativi al fine di prendere coscienza di tutte le problematiche e degli ostacoli che dovranno necessariamente essere affrontati e risolti dall'amministrazione comunale che uscirà dalle urne fra qualche mese. A coordinare tempi e modalità del forum partecipativo è stato chiamato il professor Carlo Di Marco, docente all'Università di Teramo e Presidente dell'associazione culturale Demos il quale giorni fa sulla stampa ha rivolto critiche al commissario prefettizio al comune di Teramo per aver escluso dall'incontro sul Teatro romano i rappresentanti di associazioni e di comitati di quartiere, da sempre impegnati nel processo di riqualificazione della città.
E' questo, in sostanza, il senso dell'incontro con la stampa svoltosi questa mattina presso la sede di Teramo Nostra in cui sono state ripercorse per bocca dell'architetto Raffaele Raiola le tappe progettuali modificate in corso d'opera ..."da una classe politica inetta, inconcludente e, si sottolinea nel documento del comitato, collusa evidentemente con poteri occulti che non permettono l'abbattimento dei palazzi Adamoli e Salvoni. Non sono mancati riferimenti specifici ad inadempienze della passata amministrazione Brucchi che impedirebbero l'erogazione del contributo da parte della Regione Abruzzo in assenza di un progetto che vede compartecipi, mediante apposito protocollo d'intesa, Fondazione Tercas, MIBACT, Provincia e Comune con cui si sollecitava lo studio di fattibilità affidato al gruppo di esperti coordinato dal Professor Giovanni Carbonara.
Un pasticcio tecnico amministrativo piuttosto intricato che pesa sulle spalle della comunità aprutina e che sarà sicuramente oggetto di contrapposizioni elettorali senza esclusioni di colpi. La cittadinanza teramana sarà infatti chiamata a valutare l'annoso problema attraverso l'organizzazione di atelier partecipativi al fine di prendere coscienza di tutte le problematiche e degli ostacoli che dovranno necessariamente essere affrontati e risolti dall'amministrazione comunale che uscirà dalle urne fra qualche mese. A coordinare tempi e modalità del forum partecipativo è stato chiamato il professor Carlo Di Marco, docente all'Università di Teramo e Presidente dell'associazione culturale Demos il quale giorni fa sulla stampa ha rivolto critiche al commissario prefettizio al comune di Teramo per aver escluso dall'incontro sul Teatro romano i rappresentanti di associazioni e di comitati di quartiere, da sempre impegnati nel processo di riqualificazione della città.
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