A Cavallo della poltrona di sindaco

Come avevo anticipato giorni fa su La Citta', si entra subito nel vivo del secondo round elettorale per il comune di Teramo con la proliferazione delle liste civiche e delle candidature a sindaco. Hanno aperto le danze  i pentastellati senza però indicazione di nome, a cui ha fatto seguito l'annuncio di Giovanni Cavallari  nell'intervista a tutta pagina rilasciata ieri al quotidiano La Città.
Come è possibile immaginare ci ritroveremo ad affrontare temi e problemi locali ammassati nei pensieri del commissario prefettizio miscelati da sindrome populista che dilaga fra le classi più esposte ai venti della crisi crisi economica che colpisce a destra e a manca.Non passerà inosservata l'impossibilità di trattenere nell'alveo della politica parlamentare larghi strati dell'opinione pubblica che dal partito democratico si sono spostati nelle fila dei cinque stelle. Da qui muove tutto il discorso di Giovanni Cavallari, oggi paladino movimentista ieri esponente di punta del PD teramano di cui egli fu garante e abile propugnatore dai banchi del Consiglio Comunale fino al 2014. Ancora oggi rimane difficile comprendere le ragioni dell'abbandono eppure da settimane si attesta fra i primissimi posti della classifica il sindaco che vorrei promossa da La Città ostentando un larghissimo consenso personale che lo induce a compiere una scelta così importante. Con le mani libere dai vecchi condizionamenti per regolarsi a seconda delle situazioni che matureranno nelle prossime settimane. A destra come a sinistra. La sua trasversalità traspare da talune precisazioni molto chiare: l'antica amicizia con Sandro Mariani e Renzo Di Sabatino, il richiamo a Tancredi e Di Dalmazio..."la mia è una proposta per la città, dunque aperta anche alle forze civiche del centro destra se lo desiderano". E' evidente che lo scenario politico amministrativo deve ancora arricchirsi di altre proposte interne ai partiti che potrebbero far pendere l'ago della bilancia in relazione allo spessore politico e personale dei contendenti ed eventualmente praticare la via delle tanto evocate primarie.
 A ben vedere, così parlando, Cavallari si candida a ricoprire una carica importante per il futuro della città senza menzionare Gianguido D'Alberto, anch'egli transfuga dal PD teramano per ragioni del tutto diverse. Sarà stata una svista? O, più semplicemente, resta in attesa di qualche presa di posizione di comune allocazione preelettorale? Al momento non è dato sapere quali saranno le mosse dell'ex capogruppo del PD. In verità non mancano ipotesi su un suo possibile riavvicinamento al Partito democratico proprio per un senso di responsabilità politica verso un progetto di rilancio alla luce del recente negativo responso elettorale. Ma anche per caratterizzare il dibattito politico sui valori della trasparenza, della democrazia e dell'emancipazione della nostra comunità. Da questo punto di vista Gianguido D'Alberto potrebbe rientrare tranquillamente in corsa.


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