Sogni e bisogni

Noi e Teramo: una sfida senza tempo ma anche senza tanti cambiamenti. "Come vorresti che fosse Teramo?" era l'interrogativo con cui avvicinavamo la "Gente di Teramo"  nel corso di una singolare inchiesta per VARIO, Abruzzo in rivista (n.37- 1999).  Non fu un lavoro breve nel senso che i teramani intervistati erano espressione di varia e ampia rappresentanza nel sociale, nella cultura, nelle professioni e nei mestieri, nel giornalismo, nell'arte, nel cinema, nel teatro e tutto quello che di meglio Teramo riusciva ad esprimere, alla fine del novecento e all'inizio del nuovo secolo. Oltre sessanta personaggi si espressero senza riserve premiando in qualche modo le finalità della nostra indagine.  A rileggere oggi quelle mini interviste condite di ritratti in bianco e nero, ironici e divertenti, carpiti per strada, dentro i negozi, sulle scale del liceo o tra viaggiatori in partenza da Piazzale San Francesco, ci si rende conto che il popolo aprutino, nonostante sia stato recentemente colpito nel profondo da pesanti calamità naturali e sociali non va oltre il lamento quotidiano indirizzato a tutti e a nessuno. Tanto, prima o poi, le cose si aggiustano. Con il Comune senza governo e con la politica dissolta.  A distanza di circa diciassette anni sarebbe interessante tornare a intervistare la Teramo sofferente per le scuole esposte all'insicurezza sismica.  La Teramo competente e operosa che espatria per ritrovare merito e gratificazioni negati. La Teramo dolorante  per la città inanimata, senza sorriso e senza cultura. La Teramo errante con tante famiglie evacuate e sradicate nell'animo.  La Teramo impotente di fronte alle mezze verità sulla salubrità dell'acqua del Gran Sasso.  La Teramo rassegnata al proprio declino di capoluogo impoverito e isolato dal resto dell'Abruzzo, che chiama direttamente in causa il carattere dei suoi abitanti e del loro destino di Comunità.
Ivan Graziani in apertura dell'inchiesta sopra ricordata, mentre schizzava questo simpatico autoritratto esclamava sorridente: "Ma che cos'è tutto questo lamentarsi di Teramo? O teramani, ma che v'ha pijt? ....." E' passata pure una generazione e io sento ancora le stesse lamentele, come se a Teramo davvero tutto fosse sbagliato e irrecuperabile, per di più. Tatì, tirate fuori le palle e fategli vedere chi siete. Come a chi? A voi stessi, no?".  Geniale nella sua semplicità d'artista. Che ne dite? Può ancora oggi essere uno stimolo efficace la nota acuta di Ivan a rimboccarsi le maniche e decidere del proprio futuro?. Io credo di si. Per tentare di ritrovare insieme il senso delle cose e trasformale in una bella idea di città dei tempi moderni.
Uno stralcio dell'articolo è apparso sul quotidiano La Città del 5 agosto 2017





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