Legge sui Piccoli Comuni e nuovi patti territoriali


La lunga estate calda e' ormai alle nostre spalle e ci lascia un territorio montano devastato dagli incendi di Campo Imperatore, nel Parco Nazionale del Gran Sasso -Monti della Laga e del Monte Morrone, nel Parco Nazionale della Maiella. Già all'inizio dell'anno nel versante teramano e pescarese del Gran Sasso d'Italia grandi nevicate, valanghe di portata eccezionale e terremoti inarrestabili hanno mutato l'essenza di borghi secolari mortificandone il valore storico artistico economico ed ambientale. La vita dei Parchi Nazionali e delle aree protette segna, purtroppo, una battuta d'arresto nel loro essere custodi  della biodiversità e vittime al tempo stesso di tagli alla spesa pubblica in cui non trova posto alcun riferimento allo sviluppo sostenibile. In questo contesto al limite del vivibile si fa strada una legge tanto attesa quanto decisiva per il futuro del paese diretta al rilancio dei piccoli comuni, tenacemente voluta dall'onorevole Ermete Realacci e sostenuta da Anci, Legambiente e Coldiretti. Finalmente, ora, dopo diverse legislature, questa volontà si trasforma in legge dello stato italiano  con l'approvazione quasi unanime del Parlamento e con una dotazione finanziaria di cento milioni di euro previsti dal 2017 al 2023. Non conosco nel dettaglio gli articoli della legge ma mi piace pensare che nei nostri comuni del cratere tale importante provvedimento trovi applicazione rapida e solleciti la ripresa sociale e produttiva degli stessi in sintonia con altre norme e provvedimenti d'urgenza al fine di scongiurare ritardi burocratici che ancora oggi risalgono ai danni del sisma del 2009. Non avrà effetti significativi la buona legge sui piccoli comuni se non muta il quadro politico di riferimento. Voglio dire che lo sviluppo sostenibile di un territorio come quello italiano richiede il consolidamento del sistema made in italy ai diversi livelli di creatività e di esclusività del prodotto natura/cultura che spazia dalla Val D'Aosta alla Sicilia. In tal senso il sociologo Aldo Bonomi ha esaltato tali riposte virtù in occasione del recente seminario estivo di Symbola, fondazione delle qualità italiane, che condivido nella sua visione d'insieme e che mi riporta ad un'altra positiva esperienza condotta alla fine degli anni novanta con l'affermazione dei Patti Territoriali, di cui lo studioso fu ottima guida, nell'ipotizzare e realizzare  lo sviluppo dal basso secondo le reali vocazioni del territorio sulla base di progetti controfirmati da soggetti pubblici (Province, comuni, enti territoriali,) e privati (parti sociali).  Ancora oggi si registrano i segni di quella importante stagione (Programmazione Negoziata) nelle procedure amministrative e nella gestione delle risorse nelle cosiddette aree di crisi di primo e secondo livello. Nella Provincia di Teramo agli inizi del 2000 il Patto Territoriale, con una dotazione di cento milioni di vecchie lire assegnate dal Ministero del Tesoro, interessò ventisei comuni nei cui ambiti furono realizzati investimenti per otre 260 milioni, sempre di vecchie lire.  Ben 64 aziende selezionate nel campo manifatturiero e turistico misero in campo i loro progetti con un incremento occupazionale di oltre mille nuove unità. Indubbiamente i tempi sono cambiati e non si può vivere nel ricordo di buone pratiche del passato ma, a ben riflettere, i nostri radicamenti sociali culturali ed economici trovano origine nella città altomedievale (Riccardo Rao, I paesaggi dell'Italia medievale, Carocci editore). Non è un caso se il piccolo comune di Castelli, alle pendici del Gran Sasso,  si identifica in oltre cinque secoli di storia maiolicara rappresentata nei più importanti musei del mondo. Eppure uno dei più bei borghi d'Italia rischia lo spopolamento e l'oblio se non si ristrutturano rapidamente le abitazioni del centro storico dove risiedono le migliori botteghe artigiane della ceramica. Lo stesso discorso vale per Pietracamela, frequentata stazione turistica sotto il Corno Grande,  oggi paralizzata dai terremoti nelle sue modalità di accoglienza turistica ed alpinistica. E così la sorte di tante altre località montane di pregio come il comune di Campotosto duramente sconquassato dal sisma o come Santo Stefano di Sessanio mutilato della sua bella torre medicea, nel regno della millenaria storia della transumanza o Civitella del Tronto alla cui sommità domina la vallata a confine fra Abruzzo e Marche l'imponente Fortezza borbonica.
Storico cartello del
Gran Sasso d'Italia al bivio per il comune
di Pietracamela sulla S.S. 80
Per le viuzze di Pietracamela

Castelli, uno dei borghi più belli d'Italia 





Castelli, chiesa di San Donato Nel 1963 Carlo Levi la definì
 la "Cappella Sistina della Maiolica" per il suo splendido soffitto maiolicato


Angoli suggestivi del comune di Santo Stefano di Sessanio




Fortezza di Civitella del Tronto e interni del bellissimo borgo




L'onorevole Ermete Realacci, promotore della Legge sui Piccoli Comuni 
Sono solo alcuni esempi eloquenti per scongiurare la perdita di identità delle nostre comunità a causa delle calamità naturali che minacciano sempre più l'Appennino centrale ma anche per rilevare che alla genialità e alla concretezza dei secoli passati non corrispondono interventi conservativi e di alta manutenzione di ciò che il mondo intero ci invidia. Qui risiede la forza della legge sui piccoli comuni. Rendiamola tutti insieme operativa e veloce  così come l'ha concepita il suo estensore, contrariamente ai tempi lunghi occorsi per la sua approvazione.

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