Gentiloni non riaccende le speranze dei teramani

Il giro di visite guidate di Paolo Gentiloni predisposto dal governatore Luciano D'Alfonso non ha rinvigorito lo stato d'animo delle popolazioni del teramano, stremate e sfiduciate dalle conseguenze disastrose del dopo sisma. Ne è testimonianza  l'atmosfera cupa che si respirava questa mattina nella sede della Provincia dove il Presidente del Consiglio ha incontrato a porte chiuse una parte dei sindaci lasciando transennati in un angolo giornalisti ed operatori dell'informazione accorsi al completo per raccogliere notizie e numeri confortanti per il territorio. Come accadde qualche settimana fa al Parco della Scienza, si continua ad offendere il ruolo degli organi d'informazione senza alcun motivo reperibile negli annali della storia della Regione Abruzzo. Ma oggi, a Teramo, non è certamente questo il punto più importante. Di fronte al cataclisma che ci circonda e in relazione alla mancanza di risorse occorrenti per affrontare i tempi di una razionale, trasparente e lungimirante ricostruzione qualcuno riesce a spiegarci perchè si continua a cincischiare fra comuni "ricadenti" nel cratere e comunità escluse da qualsiasi forma di sostegno materiale e immateriale. Si, perchè continuando di questo passo, dietro una visione riduttiva dell'emergenza, si arriverà alla vigilia di prossime scadenze elettorali e, come si dice in gergo ludico: chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. Infatti la scena era chiarissima questa mattina nei corridoi della Provincia. Le massime istituzioni rinchiuse in conclave con i sindaci "beneficiari", peraltro senza indossare la fascia d'ordinanza mentre sulla scalinata apparivano alla spicciolata i sindaci di serie b come Atri, Notaresco, Castelnuovo Vomano, Cellino Attanasio e altri che reclamavano a gran voce una regolare audizione con il Premier Gentiloni. Tra le due fazioni spiccava l'assenza di parlamentari teramani, forse impegnati a mettere in ordine i conti surreali di un decreto del governo che fa acqua da tutte le parti come tutti sanno ma nessuno lo dice. Per la verità il Presidente del Consiglio qualcosa ha mormorato in cima alla scalinata, sommerso da microfoni e telefonini che tentavano di registrare non promesse ma cifre rassicuranti. Nulla di tutto questo. Si è semplicemente limitato a dire che sarà fatto ogni sforzo per venire incontro alle sacrosante esigenze dei cittadini e demandando ai sindaci e ai politici locali il compito della "magra" ridistribuzione di ciò che sarà messo a disposizione dal Governo. Questa più o meno la cronaca dell'incontro, nonostante il grande spiegamento di forze e di mezzi impiegati per sfilare da Montorio al Vomano a Teramo . Tutto resta come il giorno prima, purtroppo. Esodo senza sosta verso la costa, strade dissestate e frane continue, scuole e case inagibili, danni ingentissimi in agricoltura e nel turismo, aziende sull'orlo del fallimento e, soprattutto, un grande magone collettivo per la paura di non farcela a ricostruire l'esistenza se si rompe definitivamente il rapporto di fiducia fra governanti e governati. Questo è il clima in cui si vive dalle nostre parti e i sindaci  e gli amministratori di maggioranza e di opposizione farebbero bene a non sottovalutare le aspettative della gente. Si ha infatti l'impressione che la macchina amministrativa, con la scusa dell'emergenza continua, non assicuri nemmeno l'ordinaria manutenzione. Lo stato di perenne criticità di corso San Giorgio non solo colpisce a morte l'immagine della città di Teramo ma contribuisce a dare il colpo di grazia a quelle attività commerciali già irrimediabilmente colpite dalla crisi economica. Non ci sono più alternative, esplorare con coraggio nuove vie di progresso o soffocare dentro strade senza uscita. Il conto alla rovescia è già cominciato.

Commenti

  1. Immenso Marcello...Grazie per aver sintetizzato il dissenso comune in queste tue belle parole.

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