I Parchi italiani al giro di boa

I Parchi Nazionali hanno ormai venticinque anni. Era il 6 dicembre 1991quando il Parlamento approvò in via definitiva la legge Quadro 394 dando vita ad un vero e proprio "dizionario di base" per quanto riguarda la protezione ambientale in Italia. Da allora tate cose sono accadute nel Paese che hanno messo a dura prova l'esistenza stessa degli Enti di conservazione e tutela del prezioso patrimonio ambientale. Già prima dell'istituzione dei parchi la situazione non era delle migliori come racconta Camilla Cederna nel suo viaggio nei misteri d'Italia (Casa Nostra, 1983) in giro per il Parco d'Abruzzo .... " la domanda scema a cui mille volte si è dovuto rispondere è: ma chi ve lo fa fare di difendere gli animali selvatici?. Per questioni estetiche ( ma va' a farlo capire alla maggior parte degli abitanti), cioè per  il piacere di osservare il camoscio al pascolo e l'aquila in volo, di camminare in un bosco popolato di cervi. Per motivi economici, dato che gli animali selvatici sono un elemento di grande attrazione turistica. Infine va considerato il lato scientifico e culturale, la funzione di selezione naturale e di controllo che hanno i predatori. E' noto che dove i predatori mancano, gli animali si indeboliscono (sopravvivono e si riproducono i soggetti malati), e dove non ci sono più lupi, aquile, falchi, avvoltoi, proliferano topi, vipere, rettili d'ogni tipo". Negli anni novanta, sull'onda emotiva di riconfigurare il territorio italiano con una specifica legislazione di salvaguardia di vaste aree naturalistiche prese forma il progetto Appennino Parco d'Europa. Una sorta di ponte ideale di contaminazione di popoli di varia estrazione antropologica e culturale, in continua migrazione tra il vecchio continente e il bacino del Mediterraneo. Tutto ripartiva dalla bellezza paesaggistica della catena appenninica con la sue storie fantastiche e le risorse preziose di una natura impareggiabile. Oggi, però, come ai tempi descritti dalla nota giornalista, tanti non credono più ai sogni dipinti di verde. La morsa del debito pubblico da risanare a tappe forzate toglie risorse essenziali per la realizzazione di progetti ambiziosi. Nessuno investe sul turismo ambientale un pò per indolenza un pò per paura di eventi sismici catastrofici come accade sempre più spesso nell'Italia centrale. Pensate: se l'Appennino si spopola e le montagne rimangono abbandonate che ne sarà di tutto quel mondo di saperi e di conoscenze che in un quarto di secolo è fiorito attorno al grande valore della biodiversità? In una società alle prese con la quarta rivoluzione industriale che scompone schemi e sistemi esistenziali a velocità incredibili, occorrono nuove strategie di sviluppo sostenibile, adeguate e vincenti. E' evidente che il sistema dei Parchi italiani non può arretrare di fronte a grandi e ineludibili sfide. Sono al loro giro di boa dopo anni di lavoro difficile ma necessario. Non possono permanere dubbi sul loro ruolo e sul valore delle leggi che ne assicurino la governance. Proprio in occasione dei tragici eventi del sisma un bell'esempio di efficienza e lungimiranza l'hanno offerto i due Parchi Nazionali del Gran Sasso e dei Sibillini mettendo a disposizione a Arquata del Tronto il Centro dei due Parchi, una Country House di alto livello ricettivo, rimasto illeso dopo i lavori di ristrutturazione eseguiti dai Parchi stessi all'ex ospedale civile.  Le trenta persone che vi alloggiavano durante il sisma sono rimaste illese e oggi il Comune di Arquata del Tronto ne muta, sia pure temporaneamente, la destinazione d'uso per far fronte alle emergenze post terremoto. Una nota positiva comunque all'insegna del buon governo e della trasparenza amministrativa simbolicamente suggellata dalla consegna delle chiavi della struttura da parte dei parchi solidali nei confronti della comunità locale ferita ma decisa a non mollare. Un modo concreto di voler bene all'Italia , alla sua storia, alle sue infinite risorse a cui tutto il mondo guarda con attenzione e rispetto. Siamo dentro un sogno millenario che non ha bisogno di artifici retorici per attrarre e suscitare emozioni ineguagliabili. Poche parole dunque e tanta nuova cultura economica per preservare e non per distruggere ecosistemi indispensabili alla vita umana. Spetta alla politica aprire nuovi orizzonti di sviluppo sostenibile e di benessere diffuso.



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