La sindrome di Gianguido
Ancora una volta si è alzato il sipario sul palcoscenico
della politica teramana per assistere ad una rappresentazione da lungo tempo
annunciata nel cartellone elettorale. Gianguido D’Alberto, ieri mattina, ha
rotto gli indugi dopo lunghissima e travagliata riflessione annunciando la sua
candidatura a sindaco di Teramo. Lo ha
fatto ridisegnando storia personale e
obiettivi politici tracciando, altresì, confini più o meno valicabili nel
rapporto con il suo amato/odiato partito democratico.
Al Babila l’ex capogruppo
del PD al comune di Teramo ha condensato in poco più di un’ora le ragioni della
sua scelta più sotto il profilo della lamentazione sui guasti lasciati dall’amministrazione del
centrodestra che dei suoi proponimenti politici all’interno di un progetto
compiuto e lungimirante. In tutta evidenza era combattuto nell’annunciare se condividere soprattutto nel centrosinistra un
pezzo di strada in compagnia del candidato sindaco in pectore del PD, Renzo Di Sabatino.
Tuttavia ha ribadito a chiare lettere che a Teramo c’è bisogno di
assoluta discontinuità con il passato della vecchia politica e della cattiva
amministrazione. Ma, come tutti sappiamo, fra il dire e il fare c’è il lavorio
sotterraneo di chi demolisce i buoni proponimenti di cambiamento senza tanti
scrupoli. Del resto chiunque si accinge a scendere nell’arena della competizione elettorale rischia
di restare impantanato nelle acque melmose del déjà vu, sordido e inconcludente, che alimenta il vento del
populismo. Più che idee di rinnovamento
volano scorie di vecchi rancori trasformatisi maldestramente in
contrapposizioni politiche per non perdere un posto al sole con nomine ed
incarichi in continuo avvistamento. Per uscire dal vago: in conferenza stampa a
Gianguido D’Alberto è stato chiesta la sua posizione in relazione alle scelte di
Giovanni Cavallari considerata la comune origine di militanza nel PD, inoltre come vede le primarie dati i tempi ristretti,
infine, come giudica il mandato esplorativo di Renzo Di Sabatino a nome del Pd
per la composizione di una strategia unitaria a sinistra per affrontare la
battaglia contro il centrodestra. Egli non ha esitato un attimo. Ostentando sicurezza
ha
prontamente precisato: con Cavallari non esistono presupposti di unità, le
primarie manco a parlarne, Renzo Di Sabatino si è posto con umiltà dunque è
degno di attenzione. A ben riflettere sono apparsi evidenti dubbi sulla sua
autonomia di pensiero rispetto ai pensieri dominanti e variegati all’interno
del suo neonato comitato elettorale. Guardando
bene intorno mancavano in sala pezzi importanti dei suoi sostenitori che
intendono comunque giocare a tutto campo con altre liste civiche e, in ogni
caso, risulterebbero portatori di interessi nettamente divergenti con gli
indirizzi del PD, peraltro uscito
malconcio dalle urne nell’ultima campagna elettorale. La conferma di ciò sta
proprio nella decisione di Renzo Di
Sabatino assunta subito dopo la conclusione dell’incontro di D’Alberto con la
stampa di rimettere il mandato esplorativo nelle mani del Commissario Sandro
Mariani senza nascondere delusione e amarezza per i magri risultati finora
raggiunti. Evidentemente si tratta di un
duro colpo che presta il fianco a congetture pericolose per la tenuta del PD
locale suffragate dal ribellismo
incontenibile mostrato da Gigi Ponziani in apertura della conferenza e dei più
stretti collaboratori di Gianguido D’Alberto che lo hanno seguito fino in fondo,
dall’uscita dal PD alla candidatura a sindaco. Tutti pronti a drenare
consistentemente il bacino di voti del Partito Democratico e vivere beatamente
all’opposizione di un centrodestra tutto intento a rinserrare le fila e
riprendersi tutti i poteri, diretti e partecipati, della città. C’è seriamente da preoccuparsi se il
commissario Mariani ha immediatamente convocato per questa sera una riunione di
tutti gli iscritti allargata ai componenti e invitati del Coordinamento
provinciale del partito per valutare il da farsi. Su tutti aleggia un pensiero considerato il
lato B fuori della foresta non disboscata dal Presidente della Provincia. Comunemente
considerata La soluzione più unificante e
di respiro programmatico elevato, in grado di riconnettere Teramo con il resto
del mondo. Mai come in questi casi il tempo è tiranno.
Gigi Ponziani |
Sandro Mariani |
Che dire? Analisi puntuale e oggettiva. Come poche...
RispondiEliminaAnalisi faziosa e distorta come poche...
RispondiElimina