UN NUOVO INIZIO incominciando da Teramo

Ciò che sta accadendo in questi giorni al centro dell'Italia, in Abruzzo in particolare, era inimmaginabile. Almeno per quanto riguarda il combinato disposto di neve copiosa e bagnata accompagnata da scosse telluriche che stanno mettendo a dura prova l'esistenza degli abruzzesi costantemente sotto la lente dei media. Una condizione che molto spesso non giova a tirare su il morale, piuttosto infiacchito da una ripresa di  terremoti che ci inseguono e ci abbattono ormai dall'aprile del 2009. Continuiamo a piangere morti e a sopportare tragedie collettive di antiche popolazioni in Abruzzo come nelle Marche, connotate come aree protette e perimetrate dentro parchi nazionali di suggestiva bellezza paesaggistica. Dove resistono presidi millenari di borghi medievali e greggi transumanti dalla piana di Campo Imperatore al Tavogliere delle Puglie. E' una storia bella e unica al mondo quella che si sta disintegrando sotto i nostri occhi e nel profondo dell'anima. Mai vista una cosa simile. Più che il sisma è ora la neve , pesante e soffocante, che tiene prigionieri i corpi, per fortuna diversi ancora in vita, sotto le macerie dell'Hotel Rigopiano dove altri uomini stanno dando il meglio di sè dal punto di vista umano e professionale. Ma, come già accaduto in analoghe e recenti situazioni, non mancano polemiche astiose e fuori luogo di santoni della comunicazione che ininterrottamente strumentalizzano le immagini della tragedia con il vuoto delle parole decisamente più dannose delle calamità naturali. Per fortuna c'è chi reagisce a tutto ciò anteponendo la ragione al profitto e per dirla con le parole di un fine scrittore irlandese, Clive Staples Lewis, ...davanti a noi ci sono cose migliori di quello che ci lasciamo alle spalle...Basta guardare la catena di giovani sindaci, i presidenti delle Province, i vigili del fuoco, il soccorso alpino, la protezione civile e tanti coraggiosi volontari  in prima linea nell'allestimento di unità operative con scarsi mezzi a disposizione ma con tanta voglia di assistere le loro comunità sepolti nella neve, al gelo e senza energia elettrica.Mai come adesso tutti abbiamo bisogno di cercare le buone notizie per riproggettare la vita di una regione che rischia di sparire dal contesto sociale non certo e non solo per volontà degli elementi naturali. Al contrario, l'immenso creato che ci circonda è un alleato formidabile se l'uomo che vi abita impara ad esprimersi con atti e comportamenti adeguati in relazione alla prevenzione e alla programmazione, con investimenti reali e non annunciati solamente, come dimostra la mancanza di energia elettrica le cui conseguenze saranno devastanti. Con la Società di distribuzione di energia elettrica si dovrà necessariamente aprire un contenzioso senza infingimenti e l'elenco è veramente lungo. Ma c'è dell'altro ancora più preoccupante a Teramo tuttora considerarata, nel bene e nel male, città capoluogo dell'omonima Provincia. Dopo il terremoto del 30 ottobre scorso la città è stata pressochè evacuata a causa dei danni causati dal sisma e oggi si stima in oltre 20.000 i teramani che non abitano più in città. Molti sono ospiti negli alberghi della costa, altri in appartamenti privati e altri ancora stanno decidendo di delocalizzare attività commerciali e industriali in località più sicure. Tutti in preda al panico della sopravvivenza. La sede dell'Amministrazione provinciale è chiusa e inagibile. Da lunedì una parte di tecnici e amministratori sono stati alloggiati presso il Parco della Scienza in preda allo sconforto di fronte all'impossibilità di poter governare l'emergenza oltre il tradizionale Piano Neve. Quando la neve si scioglierà conteremo i danni dell'esodo di chi è sopravvissuto in condizioni non più sopportabili nella montagna teramana isolata dal mondo. Chissà se al ministro Del Rio verrà in mente di togliere la sua firma dalla legge sull'abolizione delle Province per riproporle come Enti indispensabili per uno sviluppo programmato e sostenibile per il territorio? Quante speranze si erano appuntate nei mesi scorsi sul nascente Distretto Turistico del Gran Sasso quale strumento della regione Abruzzo per far decollare il tanto agognato brand... dagli Appenini alle onde dell'Adriatico? Mi pare che lo scenario che abbiamo di fronte mostri tutta la fragilità di un sistema turistico compromesso e fortemente esposto a rischio sismico che scoraggia prenotazioni e promozioni di qualsiasi genere. Un colpo basso che non meritano soprattutto le strutture ricettive che erano state chiamate a beneficiare di un progetto largamente condiviso e stimolante. Forse è arrivato il giorno del nuovo inizio per l'Abruzzo che  fa fatica a rappresentarsi come terra forte e gentile di antica memoria, anche se il vecchio adagio rimane il presupposto indispensabile per il cambiamento di passo verso la modernizzazione del sistema vigente.

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