Tito Boeri e IL LAVORO CHE NON C'E'

Significativa la Lectio Magistralis del Professor Tito Boeri tenuta l'altro ieri presso l'Università degli studi di Teramo. L'Aula Magna era piena di studenti e docenti accorsi ad ascoltare il Presidente dell'Inps nella veste di prestigioso educatore e profondo analista dei fenomeni sociali ed economici che attraversano impietosamente il Paese rendendolo impotente di fronte ad una  crisi strutturale senza precedenti. Con un linguaggio chiaro, farcito di dati e istogrammi inoppugnabili, Boeri ha messo a nudo il settore manifatturiero italiano, ormai in caduta libera, all'interno della quarta rivoluzione  industriale.  Crollano i miti del made in Italy che hanno fatto grande l'Italia nel secondo dopoguerra,  si afferma l'era dell'intelligenza artificiale con alta competenza e mirate professionalità, evocando scenari apocalittici sul mondo del lavoro prossimo venturo.  Altro punto dolente, secondo Boeri, è la collocazione geografica del lavoro che induce in maniera irreversibille i giovani italiani, studenti e lavoratori in genere, ad espatriare e a rivestire ruoli sempre meno confacenti al titolo di studio conseguito e alle esperienze, sia pure precarie, maturate in precedenza nel proprio paese. Ragion per  cui, ha sottolineato il presidente dell'Inps,  occorre rafforzare una politica europeista che favorisca questa ed altre migrazioni nell'ambito di una ripresa economica di ampio respiro comunitario.  Queste, in estrema sintesi, le linee del suo dotto ragionamento che però hanno in qualche modo evidenziato le contraddizioni in essere oggi fra gli studi umanistici e gli orizzonti della scienza moderna nella declinazione formazione/occupazione. Nel frattempo la forbice fra povertà e ricchezza si allarga scomponendo seriamente il vecchio stato sociale. In uno dei suoi beffardi aforismi Ettore Petrolini così cantava..."io non lavoro per bisogno perchè, grazie a Dio, di bisogno ne ho già abbastanza".