I Calanchi di Atri: una Riserva di Natura e Arte

Torno volentieri a scrivere sulla bellezza unica dei Calanchi di Atri a margine del recente servizio della trasmissione RAI Linea Verde che ha messo in evidenza  gli aspetti naturalistici dell'area protetta ma, soprattutto, ha esaltato l'operosità e l'intraprendenza delle persone che governano quel territorio sotto il profilo scientifico e agro silvo pastorale. Parliamo di microeconomie, naturalmente, ma pur sempre importanti per tenere viva l'attenzione su una sorgente di vita e di benessere non solo materiale. I calanchi, si sa, sono un fenomeno geomorfologico di erosione del terreno che si produce per l'effetto di dilavamento delle acque su rocce argillose degradate e quindi poco protette dal ruscellamento. Un paesaggio fantastico ma che rischia di scomparire o, come nel caso di Atri, di rimodellarsi attraverso il naturale processo di ricolonizzazione spontanea che, a detta degli studiosi, limita notevolmente l'erosione del terreno. Pertanto la scelta di delimitarne la superficie  di trecento ottanta ettari istituendo, nel 1995, la Riserva Naturale dei Calanchi alla periferia di un'antica città d'arte come Atri, qualifica la promozione, tutela l'ambiente circostante e affascina il visitatore accorto ed esigente. Il rapporto fra natura e arte suscita sempre forti emozioni, genera  linguaggi più attraenti per avventurarsi sui fascinosi bianchi solchi argillosi......" i calanchi sono per me figurazione del tempo, che tutti domina e tutto sfalda, cioè millenni che si polverizzano dopo avere creato e perduto la verità della conoscenza. Non a caso l'argilla servì agli uomini preistorici per la prima modellatura, la copiatura del liscio e del concavo; offrì la consapevolezza dell'utile, la riproduzione della figura, cioè l'intenzione, l'osservazione, la conquista...". Così descriveva le sue tele l'artista atriano Antonio Pavone dopo aver conquistato il favore di gran parte della critica italiana con le sue pennellate "quasi" metafisiche . Un interprete singolare, dunque, di un paesaggio particolare che ha caratterizzato quasi tutta la sua ispirazione artistica  passando dalle dune del Sahara ai fragili pendii dei calanchi di Atri. Le immagini a corredo sono l'eloquente testimonianza di un amore sviscerato verso la propria terra. Vanno oltre il quotidiano peregrinare dell'esistenza. Sopra la franosa argilla il pittore posa il falco e i rossi melograni in omaggio alla natura benigna e universale. E dona agli studenti delle scuole medie La Rosa dei Calanchi, che altro non è che la selenite, (solfato di calcio puro, nitrato), scoperta dall'artista sul finire degli anni novanta durante una delle sue innumerevoli escursioni sui costoni d'argilla. Per chi volesse godersi lo spettacolo e intraprendere un viaggio pieno di sorprese e curiosità si ricorda che Atri è uno dei borghi più belli d'Abruzzo, impregnata di storia e di cultura importanti, dall'antica Roma al ducato degli Acquaviva.  Un tempo era denominata la Regina delle colline.



Commenti

  1. Caro Marcello molto bello questo tuo articolo su uno degli aspetti paesaggistici piu'interessanti tra Abruzzo e Marche. Io abito proprio di fronte ad alcuni calanchi del versante sud di Appignano del Tronto. Mi piacerebbe saper se la loro collocazione e' esclusivamente limitata al sud delle Marche e all,Striano.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Finalmente si parte con la ristrutturazione della Stazione Ferroviaria di Teramo. L'Impresa D'Adiutorio di Montorio al Vomano si aggiudica l'appalto da 23 milioni di euro

Il McDonald's arriva a Teramo culla delle virtù gastronomiche. Entro il 2023 la struttura sarà realizzata sopra il parcheggio San Francesco

CHORUS NOVUS diretto da Paolo Speca nell'Aula Magna dell'Ateneo interpreta magistralmente "La Buona Novella" di Fabrizio De Andrè