Gravi rischi per la salute nell'assunzione della cannabis in gravidanza: l'Università di Teramo vince un progetto di ricerca

 

È il risultato della collaborazione tra tre università italiane il progetto di ricerca vincitore del bando FISR dal titolo DIETAMI - Disturbi indotti dall’esposizione prenatale al THC: approccio multidisciplinare ed effetti di integratori nella dieta materna il cui referente scientifico per l’Ateneo teramano è Claudio D’Addario, docente di Biologia molecolare e coordinatore del nuovo Corso di laurea magistrale in Biotecnologie avanzate della Facoltà di Bioscienze.  Il progetto – che vede coinvolto l'Ateneo di Teramo insieme all’Università di Palermo e all’Università di Cagliari nel ruolo di coordinamento – si è aggiudicato il finanziamento nell’ambito del bando FISR (Fondo Integrativo Speciale per la Ricerca) del Ministero dell’Università, che sostiene specifici interventi di particolare rilevanza strategica indicati nel Programma Nazionale delle Ricerche.  

«Nell’ultimo decennio – ha dichiarato D’Addario – c’è stato un ampio dibattito sulla legalizzazione della cannabis, che rimane la droga illegale più comune in tutto il mondo, anche tra le donne in gravidanza. Nonostante il consumo di cannabis sia generalmente percepito a basso rischio per la salute, studi epidemiologici sugli effetti a lungo termine mostrano l’impatto dannoso sullo sviluppo cognitivo dei figli dall’infanzia fino alla maturità». «In particolare – ha aggiunto – i bambini esposti in utero al THC (il principale ingrediente psicoattivo della cannabis) mostrano ridotte capacità di apprendimento e risoluzione dei problemi, iperattività, aumento dell’impulsività, propensione ai comportamenti a rischio e agli episodi psicotici. Di conseguenza è urgente identificare meccanismi molecolari e strategie efficaci per la prevenzione e il trattamento di questi effetti dannosi che potrebbero conferire vulnerabilità a numerose condizioni psichiatriche».
 

«Sono molto felice di questo risultato – ha commentato il rettore Dino Mastrocola – che evidenzia nuovamente come la qualità e competitività della ricerca scientifica del nostro Ateneo mantenga degli standard molto alti».

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