Città di Teramo: il destino è destinato?

Da bambino sentivo spesso ripetere : "Cosa vuoi farci, Il destino è destinato"! Dietro questo vecchio adagio, alquanto ambiguo,






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si nascondeva sempre una sorta di godimento per le disgrazie altrui per cui non valeva la pena muovere un dito per sconfiggere l'ineluttabilità dell'avverso destino. Mi figuro così le cronache cittadine di quest'estate calda dentro cui Teramo sembra annullare definitivamente la propria identità di città capoluogo tanto da indurre il Vescovo, Monsignor Seccia, a rivolgere l'accorato appello ai propri fedeli affinché si facciano parte attiva della rinascita di Teramo.  Non so quanto tutto ciò possa essere compatibile con i doveri della politica cittadina ma, nei fatti, coglie il senso dello smarrimento generale che non accenna a finire. Tuttavia continuo a scrivere di cronache cittadine immaginando di vivere, un giorno non lontano, in un luogo dove la normalità dell'agire politico sia sinonimo di qualità della vita per gente altrettanto normale che apprezza modernità e innovazione. Che sia orgogliosa dei propri amministratori quando quotidianamente mantengono gli impegni sottoscritti in campagna elettorale. Che comprenda il valore culturale ed economico di un Ateneo, il prestigio scientifico e occupazionale di un Istituto Zooprofilattico, il passato glorioso dell'Istituto musicale"Gaetano Braga", il coinvolgimento diretto dei cittadini in campagne di prevenzione e tutela di un territoro marino e montano tanto affascinante quanto imprevedibile nelle sue gravi calamità. Pochi esempi per restare nell'attualita delle nostre vicende ma molto indicative per riprendere il cammino con soggetti quanto mai affidabili nel loro impegno politico e professionale. Senza più deleghe in bianco. A destra come a sinistra per il valore che ancora assumono tali categorie politiche di fronte all'incalzare di  forme organizzate di civismo. Oggi a piena pagina su un quotidiano locale compariva
una lunga e argomentata biografia dell'ingegnere Pierangelo Stirpe, già Direttore generale di Teramo Ambiente, misteriosamente licenziato dalla società nelle settimane scorse e oggi rimbalzato nelle cronache cittadine come prossimo candidato sindaco. Per volontà di Paolo Gatti in contrapposizione a Maurizio Brucchi di cui si conoscono bene i trascorsi.  Gli interogativi non mancano. È questa la maniera per mettere sotto silenzio le vicende gestionali ma  soprattutto politiche di una società in cui il comune è pienamente coilvolto? Oppure: la grande società dei rifiuti si è trasformata in centro di alta formazione politica dei suoi dirigenti?  Chissà cosa ne pensa il Vescovo?

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