A TERAMO un MUSEO DELLA FOTOGRAFIA per riconnettersi con il mondo

Ho ascoltato con crescente interesse argomenti sensati e colti sulla fotografia italiana dalla voce di Emanuela Amadio , docente del Centro di fotografia e comunicazione di Pescara. Ce l'ha presentata l'altra sera Dimitri Bosi nell'ambito  della rassegna Il Maggio dei libri presso la Biblioteca provinciale Melchiorre Delfico a Teramo. Non era affatto semplice trattare un filone tematico fra l'arte e l'immagine fotografica espressa da cinque grandi maestri su un tema affascinante e complesso al tempo stesso come i paesaggi italiani. Con il tono giusto di fronte ad un pubblico accorto la giovane esperta ha  declinato con parole chiave e piccole gocce di ricerca le nebbie napoletane di Mimo Iodice, i viaggi nell'Italia che cambia di Luigi Ghirri, la creatività di Franco Fontana, i segreti del paesaggio urbano di Olivo Barbieri e l'astrattismo in bianco e nero di Mario Giacomelli. Ho avuto la sensazione di riprendere il volo in questa città denudata e spesse volte maltratta non dalle calamità naturali che pure non sono mancate nell'ultimo periodo  ma, soprattutto, dal lassismo politico, sociale e culturale che attraversa la nostra esistenza contemporanea. L'occasione mi ha riportato alla mente un'idea che avevo condiviso con Armando Di Antonio, sensibile fotoreporter teramano. Pensavo ad un Museo moderno della fotografia da realizzare nell'area della stazione ferroviaria prevedendo il riuso dell'immobile circondato dal parcheggio di ciò che resta del magazzino merci in un punto nevralgico di snodo ferroviario e automobilistico della città. L'iniziativa a cui mi riferisco racchiude un concetto omnicomprensivo dell'arte delle immagini, ovvero il museo della fotografia di non solo foto. Come già in essere in altre località nel mondo, la nascita della struttura non può che riferirsi ad un noto marchio di produzione di fotocamere e sistemi audio (Olympus, Sony, Nikon, Canon). L'obiettivo sarebbe quello di caratterizzarne la multimedialità per renderlo accattivante e moderno agli occhi del visitatore e metterlo in condizione di interagire direttamente con le installazioni e le esposizioni. Il luogo ideale per organizzare mostre itineranti periodiche con un'area dedicata alla formazione attraverso corsi fotografici professionali a tema. E poi garantire accessibilità ai disabili e ai passeggini, senza barriere architettoniche in nome della libertà di espressione e di socializzazione con guide interattive in più lingue. Visitando il Fotografiska Museet Stockholm mi sono reso conto del ruolo importante ricoperto dal ristorante ospitato all'ultimo piano del museo con la presenza di chef rinomati che coniugano sapientemente arte fotografica e fantasie gastronomiche all'interno di eventi molto partecipati. Immaginiamo dunque l'effetto mediatico di tale realizzazione nella città di Teramo in cui si svolgono due eventi esclusivi a livello nazionale: l'eccellenza del cibo con le Virtù del primo maggio e la rassegna annuale sulla fotografia nel cinema dedicata al grande maestro  Gianni Di Venanzo con l'assegnazione dell'esposimetro d'oro a operatori ed artisti cinematografici di chiara fama internazionale. Forse, a questo punto,   la parola chiave interpretativa di un nuovo inizio culturale a Teramo è Sistematicità degli interventi in una città capoluogo di provincia in profonda crisi di identità sociale, economica e politica. Che vuol dire sostanzialmente ripensamento urbanistico, sviluppo sostenibile alle pendici del Gran Sasso d'Italia, servizi sociali e culturali di efficace impulso competitivo e di indubbio potere attrattivo. Altrimenti cosa resterà dell'antica Interamnia e dei suoi paesaggi fluviali e montani? Eppure c'è chi insiste con annunci altisonanti e inconsistenti nel voler candidare Teramo capitale europea della cultura. Ma vogliamo scherzare?

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